Cronaca, Storie di donne

Violenza sulle donne

La violenza sulle donne ha molte facce: psicologica, fisica, verbale, economica. Non parliamo di raptus, ma di un fenomeno sociale che continua a mietere vittime.

Ogni tipo di abuso psicologico, sessuale, fisico e qualunque coercizione usata per dominare emotivamente una persona può rappresentare una violenza.

Un male che infligge ferite visibili e invisibili su ragazze e donne di tutte le età. La violenza contro le donne, infatti, ogni anno conta numeri impressionanti. I dati sono in crescita e sono peggiorati durante il lockdown.

Giornata mondiale

Il 25 novembre è stata assunta come data simbolo. In questa giornata mondiale e internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne ci sono iniziative di ogni tipo per far emergere l’attualità del fenomeno.

Perché si celebra il 25 novembre?

Il 25 novembre fa riferimento a una ricorrenza decisa dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il 17 dicembre del 1999, infatti, con la risoluzione numero 54/134 l’assemblea ha decretato il 25 novembre come giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

La data del 25 novembre è stata scelta perché:

  • nella Repubblica Dominicana, il 25 novembre del 1960, le tre sorelle Mirabal furono uccise. Erano delle attiviste politiche. Furono vittime di stupri, torture, botte. I loro assassini simularono persino un incidente d’auto, catapultando la loro vettura in un dirupo, per nascondere le barbarie inflitte alle tre donne.
  • Nel 1981, in memoria delle tre sorelle, in Colombia scelsero di celebrare il primo incontro femminista latinoamericano il 25 novembre.
  • Nel 1991 fu avviata una campagna di attivismo di sedici giorni contro la violenza sulle donne, grazie al Center for Global Leadership of Women. Queste attività si svolsero dal 25 novembre fino al 10 dicembre.
  • Nel 1993 l’ Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la dichiarazione che sentenziava l’eliminazione della violenza contro le donne.
infografica sui modi per prevenire la violenza contro le donne

La violenza di genere nella Convenzione di Istanbul

Il primo riconoscimento giuridico internazionale della violenza di genere è la convenzione di Istanbul e nell’articolo 3 si definisce in modo inequivocabile il fenomeno. Ecco uno stralcio per comprendere meglio di cosa parliamo…

Ai fini della presente Convenzione:
a) con l’espressione “violenza nei confronti delle donne” si intende designare una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata;
b) l’espressione “violenza domestica” designa tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima;
c) con il termine “genere” ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera come appropriati per donne e uomini;
d) l’espressione “violenza contro le donne basata sul genere” designa qualsiasi violenza diretta contro una donna in quanto tale, o che colpisce le donne in modo sproporzionato;
e) per “vittima” si intende qualsiasi persona fisica che subisce gli atti o i comportamenti di cui ai precedenti commi a e b;
f) con il termine “donne” sono da intendersi anche le ragazze di meno di 18 anni.

Quali sono i tipi di violenza di genere?

Violenza sessuale

La violenza sessuale rappresenta un rapporto intimo non desiderato. Quando c’è uno stupro o un rapporto sessuale ottenuto con umiliazioni, botte o ricatti si può parlare di violenza sessuale. L’obiettivo dell’uomo che violenta la vittima è possederla, anche se solo a livello fisico.

Violenza fisica

Le donne che sono vittime di violenza fisica possono subire spintoni, pugni, schiaffi e vari gradi di soprusi a livello fisico. L’obiettivo dell’uomo, in questo caso, è ferire e far del male alla donna. Spesso la violenza fisica e la violenza sessuale sono perpetrate ai danni della stessa donna.

Violenza psicologica

Questo è forse il tipo di violenza più subdola. Esistono uomini manipolatori che entrano piano piano nella vita delle loro vittime fino ad annullarle totalmente, a livello mentale.

L’obiettivo dell’uomo, in questo caso, è controllare e gestire la vita della persona isolandola da ogni comunicazione che possa liberarla dalla schiavitù psicologica.

Fanno parte di questo tipo di violenza le parole dette per far sentire la donna inadeguata. La violenza verbale è un fenomeno doloroso per chi la subisce. Le parole si sedimentano nell’anima e la donna si convince, alla fine, di essere proprio come la descrive il suo carnefice.

Stalking

Il reato di stalking, parola che letteralmente significa “fare la
posta”
, non va sottovalutato. Spesso lo stalking, infatti, è il preludio di una violenza più grave come quella psicologica o fisica.

Lo stalking è il reato commesso da chi mette a punto azioni persecutorie verso la vittima. Le donne che subiscono questo tipo di attacco si sentono isolate e persino in pericolo di vita.

Nonostante la difficoltà di dimostrare questo tipo di reato, la legislazione considera stalking un comportamento ripetuto da parte dello stalker verso lo stesso soggetto.

Violenza economica

Un tipo di violenza sulle donne molto usata negli ultimi anni. Il partner limita l’indipendenza economica della compagna. La donna, in questi casi, può essere estromessa dal proprio denaro. A volte il partner, per non renderla indipendente, non le dà disponibilità economica.

La violenza economica rende la donna succube, a livello finanziario, del proprio uomo. In casi ancora più estremi è il compagno a gestire totalmente i guadagni della moglie.

Come inizia la violenza contro le donne?

Riconoscere i segnali di un abuso di genere è il primo passo per agire e fermare l’aggressore. Vediamo quali sono alcuni dei campanelli di allarme di una relazione malata: il partner

  • è totalmente focalizzato sulla relazione. Riversa tutte le sue attenzioni e il suo tempo sulla compagna.
  • Dimostra di essere geloso di qualsiasi tipo di legame che non sia la relazione. Anche i familiari e gli amici, secondo lui, tolgono tempo e spazio alla storia d’amore.
  • Chiede alla compagna di non uscire con alcune amiche oppure di non uscire affatto. Critica l’uscita perché la vede come la voglia di rinunciare a una serata insieme a lui.
  • Durante i rapporti sessuali si trasforma e sembra un’altra persona, più aggressivo, non interessato al benessere della compagna.
  • Non vuole essere contraddetto e ogni critica diventa insopportabile per lui.
  • Ha sfoghi d’ira improvvisi per piccole mancanze di attenzione nei suoi confronti.
  • Controlla gli spostamenti della donna cercando di isolarla socialmente.
  • Distrugge oggetti cari.
  • Umilia pubblicamente con frasi tipo “Sei una pazza.”
  • Si rivolge con frasi come “Non capisci niente” o “Non fai mai una cosa giusta!”
  • Usa i figli per ricattare emotivamente minacciando di portarvi via i bambini.

Come fermare la violenza sulle donne?

Se subisci violenza, di qualunque tipo, il primo passo è riconoscere che non è normale, che non è un atto di amore, che non è un uomo che cambierà nel tempo.

Il primo passo è superare la vergogna e rompere l’isolamento e rivolgerti a chi ti può aiutare. Per interrompere la violenza domestica trova il coraggio e confidati con qualcuno, contatta le forze dell’ordine per denunciare e chiama i numeri dedicati.

scarpe rosso simbolo della lotta contro la violenza sulle donne

Cosa fare in caso di violenza domestica

Il 1522

Il 1522 è un numero verde, gratuito. Nel 2006 il Dipartimento per le Pari Opportunità lo ha istituito per contrastare il fenomeno della violenza sulle donne. Dal 2009, poi, il 1522 è il numero di riferimento anche per il sostegno alle vittime di stalking.

Il numero 1522 è attivo 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno. La chiamata è gratuita e si può effettuare sia da rete mobile che fissa. Il numero verde è accessibile da ogni parte del territorio nazionale. All’inizio c’è un punto di accoglienza disponibile in diverse lingue: italiano, francese, inglese, spagnolo e arabo.

Il primo contatto con il 1522 consente alle donne vittime di violenza di parlare con un’operatrice che fornisce le prime risposte. La donna può chiedere informazioni utili e indicazioni per rivolgersi ai servizi socio-sanitari pubblici e privati.

Il 1522 garantisce l’anonimato. Le operatrici cercano di capire se c’è una condizione di emergenza e, in questo caso, attivano una specifica procedura tecnico-operativa condivisa con le Forze dell’Ordine.

Un’app per la violenza contro le donne

Un’app contro la violenza sulle donne realizzata dalla Polizia di Stato. Oltre a poter segnalare al 112 una violenza, infatti, è disponibile anche un’applicazione per cellulari.

Si chiama Youpol e serve a segnalare episodi di violenza consumati tra le mura domestiche. Soprattutto in questo periodo di lockdown aiuta a comunicare in tempo rapido con le forze dell’ordine.

Attraverso quest’app le segnalazioni trasmesse sono subito geolocalizzate. In tempo reale si possono inviare messaggi e immagini agli operatori della Polizia di Stato. Tutte le segnalazioni vengono ricevute dalla sala operativa della questura competente per territorio.

“Libera puoi”

“Libera puoi” è una campagna nata proprio durante il Coronavirus dedicata alle donne vittime di violenza. Il Dipartimento per le Pari opportunità ha ideato questo sostegno per contrastare i numeri delle violenze domestiche durante l’emergenza Covid19.

L’obiettivo è far conoscere l’app 1522, disponibile su IOS e Android, che consente alle donne di scrivere in chat alle operatrici.

Come si sente una donna vittima di violenza

Le violenze subite possono causare gravi conseguenze psicologiche.
Le vittime di violenze possono sviluppare sindromi depressive, problemi come tachicardia, sensi di colpa, bassa autostima, sintomi di ansia, tensione, disturbo post-traumatico da stress e molti altri.

Dal punto di vista fisico le violenze domestiche possono generare danni permanenti. Le violenze protratte nel tempo incidono anche sulla vita relazionale perché le vittime che le subiscono spesso perdono il lavoro, la casa, gli amici e le risorse economiche di sostentamento.

I numeri della violenza contro le donne

Le violenze sulle donne ogni anno contano numeri impressionanti. Il 2020 ha visto anche la comparsa del lockdown che ha costretto molte vittime a convivere più a lungo con i propri carnefici.

In realtà i dati sono sottostimati poiché molte donne non denunciano l’accaduto e quindi non rientrano in questi numeri della vergogna.

Il Ministero dell’Interno:

  • le donne uccise finora nel 2020 sono leggermente in calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I femminicidi, però, sono aumentati al 46% degli omicidi totali.
  • Durante il lockdown questi dati sono peggiorati. I femminicidi, infatti, hanno contato il triste numero di una donna uccisa ogni due giorni.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità

  • Circa 1 donna su 3, quindi una percentuale del 35%, in tutto il mondo dichiara di avere subito violenze fisiche o sessuali.
  • Il 30% di queste violenze sono provocate dai partner.
  • Il 38% di questi casi di violenza sulle donne provocate dai mariti o compagni finiscono con un femminicidio.

L’Istituto nazionale di statistica

  • Le vittime di violenza sessuale sono 1 milione 369 mila; le donne che hanno subìto stupri o tentati stupri sono 246 mila.
  • Le violenze da parte del partner, da uno studio condotto sugli ultimi 5 anni, ha riguardato il 4,9%.
  • Poi c’è il 12,3% delle donne che ha subito minacce, quelle che vengono spintonate o strattonate sono l’11,5%.

L’Istat ha pubblicato i propri dati sulla violenza sulle donne degli ultimi due anni. Lo ha fatto all’interno dello studio “Le richieste di aiuto durante la pandemia”. Nel 2020 c’è stato un incremento del 79,5%, rispetto all’anno precedente, delle chiamate al numero di pubblica utilità dedicato ai fenomeni di stalking e violenza, il 1522.

Inoltre i contatti via chat sono aumentati, in confronto ai numeri del 2019, del 71%. Le chiamate sono cresciute soprattutto il venticinque novembre in occasione della giornata di memoria della violenza contro le donne, ma i picchi di richieste di aiuto sono avvenuti a maggio. Addirittura i numeri sono saliti, rispetto allo stesso mese del 2019, del 176,9%.

Tra i tipi di violenza denunciati al numero di pubblica utilità 1522 si distinguono diversi tipi. Il 47,9% sono chiamate per violenza fisica. Per quanto riguarda la violenza psicologica, che spesso si accompagna a quella fisica, le chiamate corrispondono al 50,5%.

In termini di età le richieste di aiuto per atti di violenza subiti hanno visto un incremento delle ragazze fino a ventiquattro anni. Nel 2020, infatti, il numero di queste chiamate è salito all’11,8% rispetto al 9,8% dell’anno precedente.

Un altro dato rilevante è quello delle denunce delle donne con più di 55 anni (il 23,2% nel 2020 mentre nel 2019 erano il 18,9%).

Infine lo studio Istat “Le richieste di aiuto durante la pandemia” mette in luce come gli autori delle violenze contro le donne siano, per lo più, familiari.

Novità sul codice rosso

Le norme del Codice Rosso nel mese di novembre 2023 si sono arricchite di un ddl che è diventato legge.

Il Senato, infatti, ha dato il via libera al ddl Roccella con 157 sì.

I 19 articoli contenuti nella legge, oltre a rendere più intense le tutele per le donne vittime di violenza, hanno l’intento di modificare le misure di prevenzione per questo tipo di reati: potenziamento delle misure cautelari e procedure più veloci per i processi con oggetto la violenza di genere.

Cerchiamo di sintetizzarli per voi, ovviamente in modo molto stringato, ma per vedere insieme quali sono i punti focali.

L’articolo 1 amplia l’obbligo informativo da parte dei presidi sanitari, delle forze dell’ordine e delle istituzioni pubbliche.

L’articolo 2 estende alcune misure preventive che appartenevano agli indiziati di maltrattamenti contro familiari anche ai fautori della violenza di genere e domestica.

L’articolo 3 si concentra sul divieto di avvicinamento ai posti dove si trova la vittima.

L’articolo 4 si focalizza sulla priorità dei processi e delle udienze relative ai casi di violenza domestica o di genere.

Con l’articolo 5 si intende creare una maggiore specializzazione degli uffici preposti a questo tema.

Nell’articolo 6 si programmano degli eventi formativi sull’argomento rivolti anche a istruire, con una preparazione omogenea, tutti gli operatori addetti al delicato compito di seguire l’iter della violenza domestica o di genere.

L’articolo 7 stabilisce che il Pm debba chiedere l’effettiva misura cautelare entro e non oltre i 30 giorni da quando l’indiziato è stato iscritto nel registro di notizie di reato.

Con l’articolo 8 cambiano i tempi di acquisizione delle notizie di reato.

Nell’articolo 9 si tratta della pena maggiore per la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.

L’articolo 10 introduce l’arresto per flagranza differita.

L’articolo 11 integra ancora gli articoli che regolano il divieto di avvicinarsi alla persona offesa.

Nell’articolo 12 si parla del braccialetto elettronico.

L’articolo 13 rivede in parte la disciplina attuale sui metodi di scelta dell’applicabilità delle misure cautelari coercitive.

Con l’articolo 14 si descrivono le informazioni da fornire alla vittima.

L’articolo 15 modifica il rilascio della sospensione condizionale della pena attraverso il superamento del percorso atto a riabilitare.

Nell’articolo 16 si tratta della richiesta di risarcimento per le vittime di crimini violenti internazionali.

L’articolo 17 apre alla possibilità di istituire una quota di denaro a favore della vittima di certi reati, oppure degli eredi, una sorta di anticipo su quanto le spetterà alla fine del processo.

L’articolo 18 statuisce che dopo 6 mesi dall’entrata in vigore della legge si adotti un decreto per riconoscere gli enti e le associazioni che possono fare corsi di recupero per chi ha commesso reati di violenza domestica o di genere.

Nell’ultimo articolo, il 19, si parla delle spese derivanti da questi reati che non devono pesare sulla finanza pubblica.

La violenza sulle donne è un tema delicato e
vogliamo solo dare informazioni a chi può sentirsi vittima.
Ogni storia può essere un esempio e
ogni donna può essere protagonista della sua vita.

Elisabetta Valeri

7 thoughts on “Violenza sulle donne

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *