Il tumore all’ovaio racchiude alcuni carcinomi che colpiscono le donne e che, per fortuna, hanno trovato nella prevenzione un modo per anticipare sul tempo il “mostro”.
Vogliamo parlarvi di alcuni recenti studi che aprono nuovi scenari su questo tipo di prolificazioni eccessive di cellule maligne.
Ecco le novità…
Leggi anche la body arte contro la tristezza del cancro
Anticorpi per combattere il tumore all’utero
Si tratta di uno studio ancora in vitro, di origine israeliana, ma rappresenterebbe una grande scoperta.
Infatti la ricerca sostiene che il sistema immunitario delle pazienti colpite da carcinoma uterino sarebbe in grado di contrastare questo tipo di cancro.
Ziv Shulman, a capo del team di scienziati, ha dedotto dai risultati che le cellule immunitarie andrebbero a rivestire le cellule tumorali.
Inoltre la squadra di ricerca ha clonato queste cellule protettive e le ha rilasciate nell’ambiente uterino e ha notato una reazione che fa ben sperare.
Ancora siamo lontani da una reale applicazione della teoria, ma lo studio in vitro fa prevedere una realizzazione sulle pazienti nei prossimi anni.
Leggi anche la testimonianza di Carolyn Smith e di come ha sconfitto il cancro
Un team italiano scopre nuova prevenzione per il tumore all’ovaio
Spesso il tumore ovarico è diagnosticato in età avanzata ed è per questo che l’esigenza di fare prevenzione nelle fasce di età più giovani si rende necessaria.
Proprio per contrastare fin da subito la diffusione del carcinoma è importante stabilire marcatori molecolari precoci, in grado di anticipare i tempi delle diagnosi, e quindi delle cure.
Purtroppo questo tipo di cancro ha sintomi poco allarmanti, e quindi più subdoli: tra questi ci sono il gonfiore, il dolore pelvico, ma anche la stanchezza e alcuni cambiamenti intestinali.
Tutte manifestazioni che le donne vivono praticamente ogni mese.
I ricercatori italiani dell’istituto Humanitas di Milano hanno messo in luce come alcune tipicità genetiche delle cellule ovariche siano in grado di anticipare la possibilità di un tumore all’ovaio.
Iscriviti alla newsletter mensile di Protagonista Donna
Infatti analizzando i pap test di un campione scelto di pazienti, poi risultate malate, il team milanese ha appurato che parecchi anni prima già era presente, in queste donne, un’instabilità genomica.
Addirittura hanno stabilito una retrodatazione a nove anni prima.
Oggi sappiamo che già nelle prime fasi del processo di trasformazione tumorale, il Dna delle future cellule neoplastiche è caratterizzato da profonde anomalie nella sua struttura e organizzazione.
Gruppo di studio dell’Humanitas
L’instabilità genomica è quindi una caratteristica primitiva e non condivisa con le cellule sane, e quindi un’ottima base di partenza per sviluppare un test di diagnosi precoce.
Ora servono studi più ampi per confermare questi risultati.
Continueremo ad aggiornarvi sulle novità
Elisabetta Valeri
perché insieme alla prevenzione anche l’informazione
è importante per le nuove generazioni
che non sono esenti, purtroppo, da questo tipo di esperienza.