Cronaca

Gender gap salariale: equal pay day

Approfittiamo del 15 novembre, giorno dell’Equal pay day, per tornare sull’argomento gender gap salariale.

Le stime degli stipendi in Europa pongono la questione delle paghe femminili irrisorie al centro del dibattito.

Ancora oggi, infatti, se paragoniamo gli emolumenti maschili con quelli delle donne emerge che per ogni euro guadagnato da un uomo, una lavoratrice percepisce solo 87 centesimi.

Anche il recente Premio Nobel, Claudia Goldin, della quale vi abbiamo parlato in un precedente articolo, si è occupata a lungo della questione.

Iscriviti alla newsletter gratuita
della rivista femminile Protagonista Donna


Purtroppo a pesare sulla bilancia ci sono i giorni di lavoro non retribuito usufruiti dalle lavoratrici: sono loro infatti, più degli uomini, a chiedere congedi parentali o permessi legati alla gestione familiare.

Ne risulta così un divario retributivo che evidenzia una situazione ancora di squilibrio anche nel ménage genitoriale.

Ancora oggi, infatti, è prediletta la carriera maschile a scapito di quella femminile e lo dimostra il ricorso maggiore delle mamme, rispetto ai papà, a questo tipo di permessi lavorativi.

cosa significa equal pay day? Lo scopriamo nella cronaca di Protagonista Donna

Cosa significa Equal Pay Day?

Con l’Equal Pay Day si intende il momento in cui le donne smettono di percepire remunerazione fino a fine anno, in buona sostanza è come se le dipendenti lavorassero gratis dal 15 novembre al 31 dicembre.

È una giornata istituita dalla Commissione Europea che ha preso a simbolo una singola data nella quale le donne idealmente smettono di essere retribuite.

Si tratta di un simbolo per polarizzare l’attenzione sul gender gap salariale ancora esistente e sulle paghe medie delle lavoratrici, inferiori di gran lunga a quelle degli uomini.

Non si tratta, tra l’altro, di una situazione localizzata, perché questo divario scavalca anche l’Oceano e investe in modo trasversale le dipendenti di ogni settore.

Inoltre anche le posizioni dirigenziali ricoperte da donne sono davvero poche e quindi neanche per loro la situazione economica è migliore.

Le manager, infatti, ricevono il 23% in meno a ora rispetto ai colleghi, in base ai dati redatti dalla Commissione Ue.

Nei Paesi Europei la situazione con più disparità è in Estonia dove la differenza retributiva è arrivata al 20,5% nel 2023.

I dati INPS sul gender gap salariale del 2013

Come sta andando il gender gap salariale in Italia?

Purtroppo i dati INPS lasciano intendere che in casa nostra ci sono ancora numeri di disequilibrio di stipendio davvero elevati.

Le statistiche rivelano che c’è una differenza media di retribuzione lorda oraria, nel 2023, con la donna che guadagna il 5% in meno di un uomo.

Il gender pay gap elevato pesa molto quando si analizzano i dipendenti privati con 8 mila euro circa l’anno in meno per le lavoratrici.

E la situazione è peggiorata anche in confronto alle cifre riportate nel 2021.

Nel settore privato, infatti, la retribuzione media annua nazionale degli uomini è 26.227 euro contro i 18.305 delle colleghe.

Su questi dati, a onor di cronaca, pesa l’orario part-time che spesso appartiene più alle lavoratrici.

Un tema mai troppo discusso e
soprattutto un’uguaglianza ancora lontana dall’arrivare.
Se volete dire la vostra scrivetela nei commenti.

Elisabetta Valeri

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *