Storie di donne

Infermiera veterinaria: la storia di una donna che salva gli animali

Quando ho conosciuto Valentina D’Innocenzi ho pensato all’istante che avrei voluto condividere con voi, in un’intervista, tutto sul suo lavoro.

Lei è un’infermiera veterinaria e le sono già grata per quanto fa per i nostri quattro zampe.

Entra di diritto nella rubrica Storie di donne perché ci racconta la sua esperienza personale e professionale, con uno sguardo femminile sul lavoro a contatto con i pelosetti.

Ho voluto indagare anche alcune curiosità sulla difficoltà di affrontare l’emergenza, a livello emotivo.

A volte non si conosce fino in fondo un mestiere finché non si chiacchiera con chi lo fa quotidianamente.

Mi sono davvero emozionata nel sentirle descrivere degli episodi avvenuti durante il periodo del terremoto e mi hanno sorpreso talune curiosità sul suo percorso, ma eccovi i dettagli.

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Valentina come e quando hai deciso di diventare infermiera veterinaria?

In realtà è nato tutto dal caso: nell’autunno del 2000 ho iniziato a fare volontariato nel vecchio canile di Porta Portese e, a un certo punto, la ASL ha deciso di impiegare alcuni di noi come infermieri nell’ambulatorio della struttura.

Hanno chiesto anche a me di aderire, grazie soprattutto all’impegno dedicato fino a quel momento al progetto.

Ho accettato anche per pagare i miei studi universitari in lettere antiche.

Ed è così che è iniziata questa avventura e mi ricordo ancora la data esatta: 30 dicembre 2000.

In realtà ho lavorato fino al 2017 nel canile comunale di Roma, ma ora sono impiegata in un ambulatorio a Roma Nord.

consigli a una bambina che vuole diventare infermiera veterinaria: sulla rivista femminile Protagonista Donna

Quali consigli daresti a una bambina che vuole lavorare con i pets?

Potrei suggerirle di stare il più possibile a contatto con gli animali e magari, crescendo, di seguire un corso diretto da educatori cinofili per imparare a comprendere i segnali e la comunicazione dei quattro zampe.

Capire gli animali e gli atteggiamenti che mettono in atto nei confronti degli umani é l’unico modo per svolgere questo lavoro nel rispetto dell’animo dei nostri amici pelosi.

Inoltre le consiglierei di imparare a toccarli con cura e dolcezza, anche in presenza di reazioni avverse.

Poi le direi di unire a tutti questi ingredienti delle buone basi tecniche.

La sinergia tra la tenerezza dell’emotività e
le capacità professionali è importante per dare il massimo a questi pazienti speciali.

Ci descrivi le difficoltà che affronta un’infermiera veterinaria?

Non sempre gli animali sono d’accordo nel farsi toccare e curare da estranei.

Spesso, poi, devono sottostare a medicazioni e azioni che sono dolorose, quindi c’è un alto rischio di farsi male.

Certamente ci sono presidi che aiutano (guanti o museruole, ad esempio), però il pericolo di essere morsi o graffiati c’è sempre.

Qual è la soddisfazione più grande che hai avuto nel soccorrere i quattro zampe?

In canile le gratificazioni maggiori arrivavano quando, magari dopo tanto tempo che curavo un animale, questo veniva adottato.

Anche ora, nell’ambulatorio privato dove lavoro, spesso capita di aiutare gatti o cani randagi seguiti da associazioni di volontariato.

Proprio negli ultimi dieci giorni ho assistito due gattini che, dopo essere guariti, sono andati direttamente nella loro nuova casa.

È stata una gioia sapere che sono stati adottati senza aver affrontato l’esperienza del box.

A volte, poi, mi è capitato di prestare servizio in chirurgia e di aver operato animali su cui in pochi scommettevamo: invece vederli sani, a distanza di tempo, mi ha regalato emozioni profonde.

Ci racconti un episodio con i pazienti a quattro zampe che ti ha colpito?

Sicuramente ce ne sono alcuni che mi sento di condividere con le lettrici di Protagonista Donna.

Ho partecipato alle due emergenze dei terremoti, quello dell’Aquila e di Amatrice.

Mi occupavo di animali e, durante il terremoto dell’Aquila, ero nella tenda allestita per noi operatori romani, nel campo di San Vittorino.

Avevamo attrezzato due tende dedicate ai quattro zampe: una che fungeva da ambulatorio e l’altra adibita a ricovero.

Mi ricordo che una sera arrivò questa cagnolina ed era una bracchetta nera focata. Purtroppo Brighella, questo era il suo nome, non riusciva a partorire e i tempi ormai si stavano stringendo quindi è stata operata.

una cagnolina partorisce durante il terremoto di Amatrice: l'intervista all'infermiera che ha salvato i cuccioli
Poco prima che nascessero i cuccioli di Brighella, durante il terremoto dell’Aquila

Le abbiamo fatto un cesareo e sono nati i cuccioletti, tutti vivi per fortuna. La cagnolina è stata ricoverata nella tenda.

Il contesto era particolare e i bambini avevano uno stato emotivo post sisma, allora ho ideato un sistema per tirarli un po’ su.

Ho preso delle forbici e ho ritagliato alcune etichette dell’acqua di colore rosa e azzurro.

Ho creato dei fiocchetti e li ho attaccati all’entrata del ricovero.

I bambini hanno così scoperto che c’erano dei cuccioletti sia maschi che femmine.

Questa nascita è stata la nota positiva di quel momento,
vedere la vita che riesce a sbocciare anche quando tutto crolla.

E poi mi viene in mente quando andavo a fare le perlustrazioni ad Amatrice.

Dovevo recarmi nelle frazioni disabitate per controllare che non ci fossero animali bisognosi.

In uno di quei posti deserti, Configno, c’era una colonia di una trentina di gatti e quattro cani.

Io mi preoccupavo di lasciare il cibo in alcuni punti convenzionali distribuiti lungo il paese.

Be’ mi meravigliavo ogni volta, ma quando arrivavo con la macchina tutti i pelosi mi venivano incontro.

Non solo… mi accompagnavano lungo il percorso per arrivare ai luoghi delle pappe.

C’era un corteo surreale: in un posto disabitato le uniche anime rimaste lì mi accoglievano in un benvenuto e poi mi seguivano tutte in fila, come se fossi il pifferaio magico.

Mangiavano tutti insieme poi, uniti in un destino comune.

Scrivi per noi rivista femminile

Ringrazio a nome della rivista Valentina per ciò che fa quotidianamente e per la generosità con la quale si è raccontata.

Spero tanto che facciate leggere l’intervista anche alle nostre “piccole donne” in cerca del loro percorso lavorativo… magari oltre a ispirarle per un mestiere riusciremo a contagiarle con l’amore per gli animali.

Elisabetta Valeri

2 thoughts on “Infermiera veterinaria: la storia di una donna che salva gli animali

  1. Conosco personalmente Valentina da quando era adolescente. Una ragazza intelligente e studiosa . Ora è una donna gentile e una professionista molto apprezzata . Grazie per averle dato spazio , lei ama davvero gli animali.

    1. Grazie a te per aver letto con attenzione l’intervista e aver portato la tua testimonianza. Cerchiamo di dare sempre risalto alle donne che, con gesti piccoli o grandi, cercano di cambiare il mondo.
      Continua a seguirci, abbiamo bisogno di lettrici interessate.
      La Redazione

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