Cronaca

Mascherine e guanti in mare contro l’ambiente

Mascherine e inquinamento marino. Che siano chirurgiche, FFP2 o FFP3 il risultato non cambia. Insieme ai guanti usa e getta stanno invadendo l’ambiente.

Basti pensare che:

  • l’Italia produce più di 2 milioni di mascherine al giorno;
  • la Cina circa 200 milioni al giorno e ne ha già esportate più di 4 miliardi;
  • gli USA hanno incrementato la fabbricazione e distribuiranno, solo al loro interno, circa 2 miliardi di mascherine entro fine anno.

La produzione di plastica è passata da 2,3 milioni di tonnellate nel 1950 a 448 nel 2015. Circa metà di quella in circolazione è stata, infatti, realizzata negli ultimi 15 anni.

Le mascherine, per lo più fatte in poliestere e polipropilene cioè plastiche “cattive” perché non si degradano facilmente, hanno provocato un’ulteriore ondata di materiali inquinanti in mare.

Da mesi ormai, per necessità, questi dispositivi di protezione sono parte integrante delle nostre vite, tanto che abbiamo già trasformato le mascherine in accessori di moda.

Inquinamento della superficie del mare

Il livello dell’inquinamento marino è alto e circa l’80% dei rifiuti presenti in mare ha origini terrestri.

rifiuti presenti in mare: plastica
Foto di A.P.S. Sotto al Mare

Lo conferma la biologa marina Lisa Stanzani che, nell’aprile 2019, ha fondato l’associazione di promozione sociale Sotto al Mare con la quale si occupa di:

  • sensibilizzare e far conoscere il mondo marino per incentivarne la tutela;
  • monitorare la presenza del delfino costiero (Tursiope);
  • raccogliere rifiuti dalla superfice del mare fornendo informazioni ad associazioni esperte nell’elaborazione dei dati.

La biologa ci fa notare che l’impatto di mascherine e guanti nell’inquinamento marino non salta immediatamente all’occhio.

Foto di Lisa Stanzani – A.P.S. Sotto al mare

Perché?

“Provenendo principalmente da fiumi e coste questo tipo di rifiuti arriva in mare già appesantito da sabbia e acqua rendendo così impossibile individuarli e raccoglierli in superficie.”

Inquinamento marino: dati

Un’informazione su tutte: dall’inizio della pandemia, anche se non ne abbiamo percezione, l’inquinamento marino si è aggravato e una competente testimonianza ce lo conferma.

Secondo Raffaella Giugni, responsabile delle relazioni istituzionali della Onlus Marevivo, infatti, il COVID-19 ha aumentato la nostra consapevolezza sull’importanza dell’ambiente.

Il Coronavirus ha evidenziato come un ecosistema in salute aiuti a mantenere le condizioni per una vita sana.

“Oggi però l’esagerato consumo di protezioni monouso, anche in condizioni non necessarie, ha creato un effetto contrario.

La fase due, oltre ai mozziconi di sigaretta, principale rifiuto sulle spiagge di tutto il mondo, ci ha portato ingenti quantità di mascherine e guanti.

Se non smaltiti correttamente finiscono in mare incrementando l’inquinamento e mettendo in pericolo gli animali.

La stima di Marevivo calcola che al mese, solo in Italia, sono impiegate circa 1 miliardo di mascherine usa e getta.

Se solo l’1% di questi presidi di protezione monouso non vengono smaltiti correttamente rischiamo di trovarci 10 milioni di mascherine disperse nell’ambiente ogni mese.”

Anche Science, con il nuovo articolo Accumulation of plastic waste during COVID-19, ci dipinge lo stesso quadro problematico.

I rifiuti COVID, dispersi nell’ambiente, hanno raggiunto numeri elevatissimi: 129 miliardi di mascherine e 65 di guanti in tutto il mondo, ai quali vanno aggiunti camici, gel, bottigliette e imballaggi (non solo di carattere sanitario).

Volontari che lavorano per diminuire l'inquinamento marino.
Foto di Onlus Marevivo

Perché le mascherine inquinano?

  • Una mascherina impiega circa 450 anni a decomporsi.
  • Ne fabbrichiamo a miliardi, molte usa e getta.
  • Non si usano ancora mascherine riciclabili.
  • Sono fatte di un tessuto non-tessuto a base di poliestere e polipropilene.
  • I filamenti creano un reticolato molto fitto.
  • Il diametro dei filamenti è inferiore a un micron.
  • Non esiste una filiera di smaltimento ad hoc (contagiate o no).
inquinamento marino in superficie: mascherine e guanti trovati sulla spiaggia
Foto di Onlus Marevivo

4 gesti per inquinare meno

Per le più attente all’impatto sull’ambiente causato dalle nostre azioni ecco quattro piccoli suggerimenti ai quali ispirarci per salvare il pianeta:

  1. usare mascherine lavabili (ricordandoci di scegliere solo materiali certificati dal Ministero della Salute).
  2. Scegliere il disinfettante al posto dei guanti (soluzione più igienica e sicura).
  3. Non buttare i rifiuti per terra.
  4. Smaltire mascherine e guanti secondo le norme dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità).

Come smaltire guanti e mascherine?

L’ISS ha fornito le direttive per lo smaltimento dei rifiuti anti COVID (20 maggio 2020).

A lavoro

Mascherine e guanti monouso saranno smaltiti come rifiuti indifferenziati urbani.

Per le attività il datore di lavoro deve stabilire procedure valide per gettare correttamente guanti e mascherine.

Perciò se qualcuna di voi è una datrice di lavoro o è impiegata presso un ufficio queste sono le norme da rispettare:

  • avere contenitori dedicati alla raccolta di mascherine e guanti. Per minimizzare le possibilità di contatto diretto tra lavoratore, rifiuto e contenitore.
  • Posizionare ogni contenitore in un luogo chiaro e ben visibile.
  • I contenitori dovrebbero essere situati in prossimità di uscite e luoghi areati. Essere protetti dagli agenti atmosferici e garantire un’adeguata aerazione.
  • Stabilire una frequenza giornaliera di ricambio dei sacchi dei contenitori adeguata al numero di mascherine e guanti gettati e dal tipo di contenitori.
  • Alla chiusura del sacco il personale addetto provvederà a spruzzare manualmente (es. 3-4 erogazioni) idonei prodotti sanificanti al suo interno.
  • Il prelievo del sacco contenente mascherine e guanti dovrà avvenire solo dopo la chiusura con nastro adesivo o lacci dal personale addetto.
  • I sacchi, opportunamente chiusi, se assimilati a rifiuti urbani indifferenziati, vanno consegnati al gestore e smaltiti secondo le regole del territorio di appartenenza.
mascherine e guanti anti COVID come si smaltiscono in ufficio per diminuire l'inquinamento marino

In casa

  • Se non siamo né positive né in quarantena dobbiamo smaltire mascherine e guanti come rifiuti indifferenziati.
  • Se invece siamo positive o in quarantena, prima di smaltire i dispositivi di protezione individuale nei rifiuti indifferenziati, dobbiamo chiuderli in un sacchetto sigillato.

7 Mascherine eco-friendly

Un buon primo passo per combattere l’inquinamento marino è creare protezioni biodegradabili.

Su questo fronte già diverse realtà imprenditoriali si sono attivate portando anche buoni risultati. Sono più o meno protettive, in base alle caratteristiche. Ecco i primi progetti delle nuove mascherine ecosostenibili:

1. di carta: realizzata con quattro strati di carta a secco. Questa mascherina può filtrare polveri e fumi.

2. Di gomma e cotone: composta al 50% da gomma naturale e per l’altro 50% da cotone idrorepellente. Questa mascherina è a impatto zero, grazie al doppio strato di cotone e alla stampa con inchiostro privo di sostanze nocive.

3. Cotone naturale: composta al 100% da cotone naturale, compreso il filtro in cotone pressato.

4. Fibre naturali: è composta da un filato di chicchi di caffè, è lavabile e al suo interno ha un filtro biodegradabile da sostituire mensilmente.

mare inquinato da plastica e mascherine non biodegradabili

5. In glutine: realizzata con biopolimeri in glutine di frumento. Questo materiale può essere lavorato per formare una rete che funge da filtro e da rinforzo per la mascherina biodegradabile.

6. Mascherina d’Abaca: l’Abaca è resistente come il poliestere e si decompone in circa due mesi. Parzialmente idrorepellente possiede un tasso di porosità adeguato a filtrare le particelle pericolose.

7. Mascherina trasparente: composta al 99% da derivati di biomassa. Svolge le stesse funzioni delle attuali mascherine chirurgiche. In più aiuterà a condividere emozioni e migliorare la comunicazione tra operatori e pazienti.

Per adesso possiamo combattere l’inquinamento marino e aiutare l’ambiente rimanendo informate e compiendo scelte quotidiane attente.

Ma grazie alle nuove mascherine eco-friendly, presto non dovremo più scegliere tra inquinare molto o poco. Potremo scegliere di non inquinare affatto.

L’agenda 2030 e l’inquinamento marino

L’agenda 2030 è un programma che mira a ripristinare un equilibrio in diversi settori e prevede anche 17 obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030.

Il mare è inserito in questa operazione. L’obiettivo 14, infatti, auspica di ridurre in modo consistente, entro il 2025, tutti i tipi di inquinamento marittimo.

Il punto di arrivo sperato è un livello minimo dell’acidificazione degli oceani.

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Linda Compagnoni

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