Storie di donne

Simone Veil: prima presidentessa del Parlamento europeo

Simon Veil è tra le donne che hanno lasciato un segno nella storia. È stata la prima presidentessa del Parlamento europeo e verrà ricordata per questo.

Però c’è molto altro da sapere sulla sua vita

La sua esistenza, infatti, è stata piena di vicende interessanti e di battaglie, anche personali.

Oltre a essere una madre è stata un magistrato e una sopravvissuta.

Simone Veil la biografia

Il suo vero nome era Simone Jacob e nacque a Nizza, il 13 luglio 1927, da una famiglia ebrea.

Oltre ai due genitori, André Jacob e Yvonne Steinmetz, la sua infanzia è stata accompagnata da due sorelle e un fratello.

Il padre era architetto e la madre era una studentessa in chimica, ma abbandonò gli studi dopo il matrimonio.

I genitori della Veil vivevano a Parigi e, solo dopo l’arrivo delle figlie Madeleine e Denise, si stabilirono a Nizza, luogo di nascita di Simone e del fratello Jean.

Ebbe un’infanzia abbastanza serena tra lo studio, le vacanze con la famiglia e molte attività.

La prima presidentessa del parlamento partecipò anche alle Giovani Esploratrici, nuova branca dello scautismo.

Insomma Simone e la sua famiglia vivevano una vita tranquilla e spensierata fino a quando, intorno agli anni Trenta, tutto cominciò a cambiare…

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La deportazione e il coraggio di Simone

Il padre di Simone Veil si trovò ad affrontare diverse difficoltà per mantenere la famiglia, a causa della crisi del 1929 e della sua fede.

«L’appartenenza alla comunità ebraica era apertamente rivendicata da mio padre, non per motivi religiosi, ma culturali»

dice Simone nella sua autobiografia, Una vita.

A causa dell’occupazione nazista, però, i Veil subiscono comunque dure persecuzioni. Inizialmente Nizza, in mano agli italiani, rimase fuori dalla dominazione nazista, ma nel 1943 la Gestapo conquistò la zona e stabilì lì il suo quartier generale.

Un anno dopo Simone, come molte altre ragazze, fu fermata per strada da alcuni soldati tedeschi.

Nonostante il suo documento falso, con il nome Simone Jacquier, subì la deportazione, insieme a tutta la famiglia, nei campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau, Bobrek e Bergen Belsen.

Aveva appena sedici anni. In questa tragedia l’abbracciarono alcuni momenti “fortunati” che condizionarono il suo futuro e il suo destino.

Arrivata al campo di concentramento, infatti, capì di dover mentire sulla propria età e così, su consiglio, dichiarò di avere diciotto anni.

Questo fu il primo bivio che la vide allontanarsi dalla morte (avere meno di 18 anni significava essere spedito immediatamente nelle camere a gas).

Il secondo determinante bivio fu quello che la fece incontrare con la spietata kapò polacca del campo, che per lei aveva delle accortezze in più.

La direttrice riteneva, infatti, sprecata la bellezza di Simone in un luogo simile e decise di trasferirla, insieme alla madre e alla sorella, in un campo meno rigido.

La Veil dovette attraversare settanta chilometri nella neve. Le precarie condizioni di salute della madre, dovute alla prigionia, la debilitarono talmente che nel nuovo campo di deportazione morì di tifo.

Lei, numero 78651, e le sue due sorelle Madeleine e Denise sopravvissero, mentre i genitori e il fratello non ce la fecero.

Simone fu liberata il 27 gennaio 1945, attuale Giorno della Memoria in tutti gli Stati dell’Unione Europea.

Simone Veil: una vita dopo la deportazione

«I primi giorni dopo il ritorno sono difficili da descrivere. Avevo perso l’abitudine di dormire in un letto, di mangiare a tavola. Faticavo a ricostruire i ricordi, a esprimermi (…) La cosa più difficile era forse il modo in cui gli altri ci guardavano. Sbattevamo anche contro una totale indifferenza».

Con il desiderio di resilienza, forse per il bisogno di continuare a vivere, quattro mesi dopo la sua liberazione tornò a Parigi. Fu allora che iniziò gli studi in legge e scienze politiche.

Nel 1946, durante una vacanza dai suoi studi in giurisprudenza, incontrò Antoine Veil. Un amore fulminante.

Dopo poche settimane lo sposò e acquisì il nome di Simone Veil che tutti noi ricordiamo.

Nel tempo divenne madre di tre figli e nonna di addirittura dodici nipoti.

Il marito inizialmente ostacolò il desiderio di Simone di diventare avvocatessa, preoccupato che si trattasse di un lavoro “non da donna”. Ma la Veil non mollò e iniziò, come compromesso nella coppia, una carriera da magistrato.

Per circa sette anni, fino al 1964, Simone Veil lavorò nell’ambito dell’amministrazione penitenziaria.

Chiaramente la sua esperienza la rese molto sensibile al tema della reclusione. Durante le sue visite alle prigioni decise di attivarsi per migliorare le condizioni di vita dei detenuti.

In particolare dedicò maggiore attenzione alle donne e ai carcerati algerini, tra i quali salvò molte vite.

Non fu una rivoluzionaria come si intendeva in quel tempo, ma ha dato il via a grandi cambiamenti.

Simone Veil, infatti, credeva nei valori dell’equità, della libertà e della giustizia.

Si impegnò così tanto per concretizzare le sue idee che, nel 1970 divenne la prima donna Segretario Generale del Consiglio Superiore della Magistratura.

Com’è diventata la prima presidentessa del Parlamento europeo?

Con il traguardo del Consiglio Superiore della Magistratura per Simone Veil si aprì una ricca e fruttuosa vita politica.

Nel 1974 fu nominata prima ministra della salute nel governo di Jacques Chirac diventando membro del Parlamento europeo.

Ogni passo percorso la portò su un sentiero tracciato su misura per lei, così nel giugno del 1979 si presentò alle prime elezioni europee a suffragio universale e, con 192 voti, venne eletta presidentessa del Parlamento europeo, carica che ricoprì fino a gennaio 1982.

Simone Veil, dunque, fu la prima presidentessa del Parlamento direttamente eletta e la prima donna ad aver ricoperto questo ruolo.

In seguito le conferirono anche l’incarico di ministro della Famiglia e della Sicurezza Sociale.

la prima presidentessa del parlamento europeo fece approvare la legge sull'aborto

In queste vesti rispose a violenti e scenografici attacchi da parte del centrodestra, che arrivò a portare in aula un feto sotto formalina.

Nonostante tutto Simone Veil riuscì a far approvare la legge sull’aborto: un risultato talmente importante che la norma è ricordata ancora oggi con il nome di “Legge Veil”.

Lottando per questa legge fu insultata perché ebrea, sommersa da lettere con croci uncinate e ingiurie, ma nulla di tutto ciò la scoraggiò dal portare avanti le sue convinzioni per un mondo più equo.

«Naturalmente ho subìto attacchi violenti dal Fronte nazionale, allora marginale e più apertamente antisemita di oggi. Quegli attacchi mi hanno lasciata indifferente. Erano prevedibili».

Nel luglio 1979 guidò la lista dell’Unione per la Democrazia Francese alle prime elezioni a suffragio universale per il Parlamento Europeo, come capofila dello schieramento europeista, liberale e centrista, sostenuto apertamente da Giscard d’Estaing.

Simone fu rieletta al Parlamento Europeo due anni dopo, con la lista unitaria di centro-destra RPR-UDF capeggiata da lei e da Jacques Chirac.

Negli anni è stata anche presidentessa della commissione Affari legali e membro delle commissioni Ambiente, Affari politici, Affari esteri e Sicurezza e della sottocommissione sui Diritti Umani.

Nel 1990 prese parte a una commissione speciale per la riunificazione della Germania.

Dopo l’impegno europeo: Simone Veil e la Francia

Simone Veil è stata per tutti memoria di uno dei più grandi spettri della nostra storia: l’Olocausto della seconda guerra mondiale.

Però non possiamo relegarla solo a questo, infatti con le sue scelte e il suo impegno nel progetto europeo è stata una pioniera, donna forte e d’esempio.

Ecco le tappe del percorso della Veil dopo 14 anni di Europa:

  • Nel 1993, torna alla politica francese dove è nominata ministra di Stato, della Sanità, degli Affari Sociali e delle Aree Urbane nel governo di Édouard Balladur.
  • Nel marzo 1998, con un mandato di nove anni, viene eletta membro del Consiglio costituzionale dal presidente del Senato René Monory.
  • Dal 2001 al 2007 ricopre il ruolo di prima presidentessa della Fondazione per la memoria della Shoah.
  • Nel 2005 promuove e porta avanti una campagna a favore del trattato per una Costituzione per l’Europa. In occasione del referendum per la sua approvazione chiede di essere sospesa temporaneamente dal Consiglio costituzionale per fare campagna per il voto favorevole dei francesi.
  • Il 9 aprile 2008 è designata dal consiglio dei ministri alla presidenza del Comité de réflexion sur le préambule de la Constitution.
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Onorificenze per la prima presidentessa del parlamento europeo

Nel 1981 Simone Veil ottiene il premio Carlo Magno, in onore del suo determinante contributo all’unità europea.

Nel 2008 viene eletta all’Academié Française (poche donne hanno ricevuto questa onorificenza).

Per l’occasione ogni membro poteva decidere tre simboli da far incidere sulla propria spada e lei scelse:

  • il numero del suo tatuaggio di Auschwitz: il 78651;
  • il motto della Repubblica francese «Libertà, uguaglianza, fratellanza»;
  • il motto dell’Unione europea «Unità nella diversità».

Nel 2011 la piazza di fronte all’edificio principale del Parlamento europeo, a Bruxelles, è battezzata Agorà Simone Veil in suo onore.

Un anno dopo, nel 2012, viene insignita della Gran croce della Légion d’honneur.

Nel 2018, a circa un anno dalla sua morte, le spoglie della Veil vengono spostate nel Pantheon, a Parigi, per essere conservate insieme a quelle delle grandi personalità della storia di Francia.

Dal 14 marzo 2019 a Simone Veil è dedicata una targa al Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano.

Come è morta Simone Veil? (Pantheon di Parigi)

Il popolo francese usa seppellire le grandi personalità della storia nel Pantheon, figure del calibro di Rousseau e Voltaire.

A oggi ci sono 73 uomini e 5 donne (sembra che Macron stia pensando di inserire una sesta donna: Joséphine Baker).

Le cinque donne presenti nel Pantheon sono: Germaine Tillion, Genevieve de Gaulle-Anthonioz, Sophie Berthelot, Marie Curie e Simone Veil.

Ad annunciare la morte della Veil è stato il figlio Jean nel 2017: “Mia madre è morta questa mattina nel suo letto. Avrebbe compiuto 90 anni il 13 luglio“.

Curiosità su Simone Veil

Il volto della prima presidentessa del parlamento europeo dal 2018 è raffigurato sulla moneta francese da due euro.

Linda Compagnoni

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