Frida Kahlo fu una pittrice messicana, donna indipendente, rivoluzionaria, passionale, femminista, comunista. Uno spirito dotato di grande forza interiore.
Nonostante le immense sofferenze che hanno segnato la sua esistenza fu sempre una persona energica e amante della vita.
I suoi dipinti si ispirano, spesso, alle vicende della sua vita e alle sue tappe dolorose.
La sua vita sofferta
Frida Kahlo nacque il 6 luglio 1907 a Coyoacán, Messico. Suo padre era un fotografo tedesco emigrato in Messico e la madre una messicana benestante.
Frida Kahlo
Nel 1910 la rivoluzione messicana segnò e influenzò le idee dell’artista tanto che nel 1928 si iscrisse al Partito Comunista Messicano e divenne un’attivista.
Purtroppo ebbe un fisico debole. In età infantile, infatti, le diagnosticarono erroneamente la poliomielite invece della spina bifida e, per questo, la curarono in maniera inadeguata.
La sua già fragile salute, però, venne tragicamente compromessa quando, a diciotto anni, ebbe un incidente su un autobus, mentre tornava da scuola. Riportò gravissime conseguenze.
Il passamano dell’autobus le trafisse l’anca sinistra ed ebbe numerosi danni alla spina dorsale, al bacino, alla spalla sinistra, al piede destro, alle costole e alla gamba sinistra.
Subì 32 operazioni per essere rimessa in sesto. Dopo essere stata dimessa dall’ospedale dovette riposare a letto con un busto di gesso.
In quel periodo i genitori la incitarono a coltivare un’arte che amava, quella della pittura.
Le regalarono una scatola di colori e un letto a baldacchino con uno specchio sul soffitto in modo che si potesse vedere. Iniziò, così, una serie di autoritratti.
Dopo che le fu rimosso il gesso riuscì a camminare, ma con dolori che sopportò tutta la vita e che le lasciarono complicazioni fisiche.
Durante il resto della sua esistenza, talvolta, il suo stato di salute peggiorava e così dovette subire ulteriori interventi chirurgici.
L’arte, il Messico e gli abiti
Dopo l’incidente sull’autobus l’arte divenne la sua ragione di vita e sottopose i suoi lavori a un illustre pittore dell’epoca, Diego Rivera, per ricevere qualche consiglio.
Questi la prese sotto la sua ala protettrice, la introdusse nella scena culturale e politica messicana.
I due si innamorarono e, nel 1929, si sposarono, nonostante lui avesse ventun’anni più di lei, avesse già due matrimoni falliti alle spalle (da cui ebbe dei figli), una fama di donnaiolo e di marito infedele.
Frida Kahlo, infatti, soffrì dei numerosi tradimenti del marito, ma anche lei ebbe molteplici relazioni extraconiugali (di ambo i sessi).
A causa delle complicazioni dell’incidente non riuscì ad avere i suoi tanto desiderati figli ed ebbe più aborti.
Adorava il Messico. A un certo punto, infatti, decise di abbigliarsi quasi sempre con il vestito tradizionale messicano, in particolare con il costume tehuana.
Era un abito indossato dalle donne di Tehuantepec, protagoniste di una società matriarcale e famose per deridere gli uomini.
Frida Khalo, così, sottolineava il legame con la cultura indigena, oltre a rifiutare il maschilismo e la società capitalistica.
Nei suoi dipinti, spesso, si riscontrano sia elementi fantastici sia realistici. I richiami al Messico sono continui.
Nei suoi dipinti ci sono molti animali che raffigurano quelli di cui si circondava.
Nel 1939, dopo il tradimento del marito con la cognata, Cristina, sorella minore di Frida Kahlo, quest’ultima decise di divorziare.
Diego Riviera, però, riuscì a riconquistarla e, nel 1940, si risposarono.
Nel 1943, a causa della sua salute, dovette indossare un busto d’acciaio. Finì su una sedia a rotelle nel 1951.
Nel 1953, per un’infezione che finì in cancrena, le amputarono la gamba destra. Il 13 luglio 1954, a 47 anni, morì per un’embolia polmonare a Coyoacán.
Frida Kahlo: resiliente e donna protagonista
I suoi dipinti ebbero successo già in vita, soprattutto negli Stati Uniti. Frida Kahlo, però, non è stata solo un’artista, ma anche una donna che ha segnato la storia.
Vissuta in un’epoca in cui le donne erano ancora relegate al ruolo di semplici mogli e madri, con il suo lavoro riuscì a rendersi indipendente.
Il suo coinvolgimento, anche a livello politico, ha contribuito all’emancipazione femminile.
Ciò che traspare sempre dalle sue opere è la sua genuinità: racconta senza vergognarsi le sofferenze di una donna sia fisiche che psichiche, ma elogia costantemente la vita che, a suo avviso, nonostante i dolori bisogna vivere fino in fondo.
Esemplificativo del suo carattere è il caso dei suoi numerosi autoritratti in cui, spesso, si è rappresentata enfatizzando determinati tratti somatici come le sopracciglia e i baffetti che contraddicono i tradizionali canoni estetici.
È stata e rimane un modello di donna resiliente e indipendente. Un esempio per tutte.
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Giulia Cesarini Argiroffo
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