Storie di donne

Il fascino dello spazio al femminile

Il fascino dello spazio al femminile raccontato da chi ha avuto il coraggio di seguire i propri sogni: Camilla Pacifici.

Dopo aver studiato e lavorato in tutto il mondo, ora si trova alla NASA e rappresenta un’ispirazione per tutte le ragazze che amano la scienza e che si sentono dire che una donna fa altro nella vita.

Quando è nata la tua passione?

I miei genitori mi hanno sempre lasciata molto libera di decidere la mia strada. Quando ero piccola ho cambiato idea tante volte su cosa avrei fatto “da grande”: pediatra, pianista, architetto, ingegnere meccanico e altre cose.

La passione per l’astrofisica è nata quando ero al liceo e andavo a vedere gli spettacoli divulgativi al planetario di Milano.

La prima volta  che sono andata, quando hanno acceso la cupola, sono rimasta talmente incantata che mi sono dovuta ricordare di respirare.

Spazio e NASA
Camilla Pacifici con Io JWST al Goddard Space Flight Center.

Ci racconti il fascino dello spazio?

Studio come si formano ed evolvono le galassie. L’astrofisica è una scienza diversa dalle altre perché non possiamo attivamente sperimentare.

L’universo è il nostro laboratorio.  Possiamo solo osservare ciò che succede e sviluppare teorie per spiegare i dati raccolti.

Io mi sono specializzata nell’interpretazione delle osservazioni, ovvero traduco la luce che rileviamo in quantità fisiche (massa stellare, attività di formazione stellare, massa del gas, quantità di polvere).

Sono proprio questi i tre ingredienti fondamentali: stelle, gas e polvere!

Per interpretare le osservazioni è necessario sviluppare dei modelli che riproducano la luce emessa e l’effetto della combinazione di questi tre elementi.

Lavoro, principalmente, con dati ottenuti attraverso l’Hubble Space Telescope (HST) o  telescopi terrestri.

Nel 2019 JWST verrà lanciato e i dati che riceveremo saranno spettacolari. Si tratta del telescopio più grande mai lanciato nello spazio.

telescopi spaziali
Hubble Space Telescope

Quali sono le meraviglie della NASA?

Alla NASA è tutto emozionante. Il fascino dello spazio lo trovi quando pensi che, per esempio, JWST è stato, in parte, costruito e assemblato al Goddard Space Flight Center.

Quando ero lì andavo a vedere come procedevano i lavori  quando volevo, mi bastava uscire dal mio edificio, percorrere duecento metri ed entrare dove c’era la gigantesca camera bianca (clean room).

Dalla vetrata potevo osservare i tecnici che, con minuzia, sistemavano ogni piccolo dettaglio.

Sai ogni missione deve essere perfetta perché non è facile andare a riparare difetti nello spazio.

Un’altra emozione è stata incontrare il premio Nobel John Cromwell Mather in corridoio e parlare di scienza e del più e del meno, mentre prendevamo un caffè.

Oppure ritrovarsi a tavola con astronauti che hanno fisicamente portato HST in orbita o l’hanno riparata.

Una scienziata ha più difficoltà di un uomo?

Purtroppo le difficoltà sono tante e, nonostante la situazione stia migliorando, non può definirsi ancora ottimale.

Una donna viene, spesso, giudicata anche per il suo aspetto e non solo per le sue capacità.

A una donna è richiesto più volte di dimostrare la sua professionalità, mentre agli uomini, spesso, basta parlare dei propri talenti.

Purtroppo sono pregiudizi inconsci e dettati dalla nostra cultura.

È incoraggiante vedere che le nuove generazioni capiscono che esiste un problema sull’argomento e cercano di risolverlo.

Per molte persone “all’antica” non si tratta di una criticità, ma solo di un modo di pensare ereditato e così si procede su una strada retrograda.

Stelle femminili
Due galassie. Credit: ESO.

Per esempio recentemente ho visitato un’istituto per iniziare una collaborazione: io avrei messo a disposizione l’approccio che ho sviluppato per interpretare osservazioni e loro avrebbero messo a disposizione i dati.

Appena sono arrivata ho tenuto un seminario in cui ho spiegato tutti i dettagli del mio approccio e ne ho mostrato i casi di applicazione e i risultati ottenuti.

Quando abbiamo discusso la collaborazione non hanno voluto darmi i dati a cui ero interessata, ma prima hanno voluto che testassi il mio approccio su un altro set di dati.

Questa situazione mi ha frustrata molto però ho reagito positivamente, ho dimostrato loro il potenziale del mio approccio e mi sono sentita dire che erano “very impressed”.

Nella mia testa continuavo a pensare “Cosa si aspettavano di diverso? Lo avevo già dimostrato durante il seminario!”.

Per loro, però, evidentemente, non era abbastanza e ho avuto la sensazione che se fossi stata un uomo la seconda dimostrazione non mi sarebbe stata chiesta.

Un’altra difficoltà è che bisogna essere molto sicure di sé. Mette paura, infatti, entrare in una stanza piena di soli uomini che ti osservano come se fossi fuori posto.

protagonista donna
JWST

Le ragazze di oggi sognano di diventare scienziate?

Credo che poche ragazze di oggi siano attratte dal fascino dello spazio. Questo, purtroppo, si può addurre ai preconcetti culturali dei quali ho parlato: la scienza è per i maschi e le materie umanistiche per le femmine.

Non è e non deve essere così, la diversità è necessaria per progredire. Donne e uomini hanno approcci diversi e, soprattutto nell’ambito scientifico, è fondamentale “guardare” i fenomeni da angolazioni differenti e prospettive multiple.

Io sono stata fortunata: i miei genitori non mi hanno spinto in alcuna direzione e mi hanno lasciato scegliere per la mia vita.

I miei insegnanti, i professori di materie scientifiche mi hanno sempre ispirata positivamente fino a farmi innamorare del fascino dello spazio.

Questo è un lavoro bellissimo! Si gira il mondo, si interagisce con gente di diverse culture e background, si imparano le lingue, si usano telescopi spaziali e si contribuisce allo sviluppo di tecnologie che possono essere usate nella vita di tutti i giorni.

il fascino dello spazio al femminile

La storia di Camilla Pacifici

Camilla Pacifici è nata a Monza e ha studiato Fisica e Astrofisica a Milano all’Università Bicocca. Nel 2008, dopo la laurea, ha fatto il dottorato a Parigi, all’Institut d’Astrophysique de Paris.

Ha vissuto lì per tre anni. Finito il dottorato è stata sei mesi a Heidelberg al Max Plac Institute for Astronomy prima di trasferirsi a Seoul, in Corea del Sud, dove ha fatto il suo primo postdoc alla Yonsei University.

A quel punto si è trasferita a Baltimora dove è stata sei mesi allo Space Telescope Science Institute (STScI) e poi due anni al Goddard Space Flight Center come NASA  Postdoctoral Program fellow.

Da novembre è di nuovo a STScI come postdoc e ha un’offerta della Canadian Space Agency per essere “mission scientist” del James Webb Space Telescope (JWST) per uno degli strumenti a bordo.

Sta aspettando il visto e poi… sarà pronta per questa nuova avventura per vivere il fascino dello spazio!

Le scienziate italiane ci hanno regalato grandi sogni.

Cosa ne pensi del coraggio di sfidare la società e inseguire il proprio sogno? Lascia la tua opinione nei commenti.

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Ogni storia può essere un esempio, se raccontata e condivisa.
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Elisabetta Valeri

2 thoughts on “Il fascino dello spazio al femminile

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