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Stefania Bergo e l’amore per l’Africa

Stefania Bergo, una donna amata e che ama, in bilico fra Africa e sogni.

Il mio corpo è saturo di ogni prezioso ricordo, come la polvere rossa che gelosamente non voglio lavare completamente dai piedi, come la pelle colorata dal sole a picco, come questi capelli aridi tra cui spunta qualche treccina.

Come la mia pancia che cresce.

Ma questa è un’altra storia.

Occhi azzurro mare, azzurro cielo.
Occhi in cui ci si perde per ritrovarsi lontani, sotto il sole di villaggi fatti di capanne o all’ombra di una foresta, seguendo il ritmo dell’Africa che è in sintonia con il battito del cuore della Madre Terra. 

La Protagonista Donna di oggi è Stefania Bergo, ingegnera specializzata in edilizia sanitaria, project manager, web master, grafica, blogger, direttrice editoriale de “Gli scrittori della porta accanto”.
Non è solo questo: Stefania è mamma, è appassionata di viaggi ed è affascinata dalla vita.

Stefania è “Mwende” che, nella lingua locale del Kenya, significa “amata”, perché per ricevere bisogna dare e per sentire l’abbraccio dell’universo bisogna spalancare le braccia.
E diventare madre accogliente come il ventre sacro dell’Africa.

donne Africa

Che donna è Stefania Bergo?

Non mi è mai piaciuto parlare di me, raccontare come sono. Ho sempre preferito sapere dagli altri come mi vedono. Ma non ho mai avuto grandi risposte.

Ho provato a raccontarmi attraverso i miei libri, mettendomi a nudo. Credo di essere fortunata e determinata.
In un modo o nell’altro sono sempre riuscita a realizzare i miei sogni, anche se con sfumature diverse, e ci sono sempre arrivata da sola.

Mi sento anche molto empatica, sensibile e questo, spesso, mi espone a emozioni devastanti, di sconcertante bellezza o profonda angoscia.
Diciamo che le mezze misure non mi si addicono proprio, mai, fin da piccola.

Sicuramente sono una viaggiatrice e una sognatrice, di quelle che avvertono il frullo d’ali nello stomaco quando mettono piede in un aeroporto e potrebbero tirare i dadi e scegliere un nuovo viaggio a caso, pur di partire.

Di contro penso di essere, tutto sommato, una donna mediocre, nel senso che so fare e ho fatto un po’ di tutto, ma nulla veramente bene, nulla che possa definire il mio “talento”.
Insomma… sono una fra le tante!

Viaggio in Africa

Cosa rappresenta per te l’Africa?

Dico sempre di avere due amori nella mia vita: l’Africa e mia figlia Emma che, all’Africa, è comunque legata.
È il mio primo viaggio da sola, è la mia casa, la mia rinascita e la mia fortuna.
Credo che se non l’avessi incontrata avrei proseguito sui binari di una vita ordinaria, forse da benestante,  probabilmente avrei avuto successo nel lavoro, visti gli esordi, e continuato a indossare abiti firmati, non lasciando nulla al caso.

Ma non sarei stata più ricca e felice di ora che sono precaria, dopo il mio rientro in Italia, e a volte sembro una “scappata di casa” per come mi vesto e acconcio, mi arrabbatto a fare mille cose per mantenere l’equilibrio tra dovere e piacere, ma ho un bagaglio di ricordi ed esperienze che mi fanno sussultare il cuore e brillare gli occhi e molto, molto più da dare a mia figlia.

le donne dell'Africa

Quali sono i punti di contatto fra le donne italiane e quelle africane?

Credo che, tra tutte le donne, di tutto il mondo, ci siano molti punti di contatto.
Ho scritto più volte che, a ogni latitudine, le donne reggono sulle spalle interi villaggi, famiglie, comunità, con il loro lavoro, la determinazione, il loro sorriso e la loro sopportazione.

Sono splendide, in grado di non arrendersi mai, nemmeno quando la vita le schiaccia al suolo.

Le donne che ho conosciuto in Africa, precisamente in Kenya, dai villaggi alle città, vivono vite non molto diverse dalla mia, hanno un quotidiano che le impegna e, spesso, sacrificano i loro sogni per i figli, per lavorare e mandare avanti il focolare domestico.

Stefania Bergo

Ma ho visto la stessa dolcezza nelle mamme, la stessa determinazione di assicurare alla prole un futuro migliore, gli stessi sogni di giovani adolescenti che vogliono studiare e cambiare alcune tradizioni, emergendo dalla coltre di doveri per far valere i propri diritti.

Certo! Noi siamo una cinquantina d’anni avanti a questo, ma le pulsioni sono le stesse.

In un altro Stato dell’Africa, il Sudan, ho visto donne nascoste sotto burqa o niqab, abbassare la testa sottostando alla loro condizione di “animali da cortile”, ma ho visto anche donne fiere, “ribelli”, indossare i pantaloni passeggiando per Khartoum.

Anche la scrittura, così come la lettura, è un modo per viaggiare nello spazio e nel tempo?

Sì, credo proprio di sì!

Ho scritto due libri sulle mie memorie di viaggio: Con la mia valigia gialla narra la mia prima volta in Africa, da sola, tre settimane oltre il rassicurante guscio della mia comfort zone, mentre il secondo, Mwende è un memoir dei due anni in cui ci ho vissuto, sempre nello stesso villaggio, tra le sterpaglie del Kenya.

Scrivere di quel periodo della mia vita è stato come viaggiare di nuovo, nello spazio e nel tempo, mi sono emozionata ancora, ho rivisto tutte le foto che avrei voluto scattare e che, invece, sono impresse solo sulla mia retina.

Protagonista Donna

Cosa ci insegnano l’Africa e i suoi abitanti?

Molti dicono che la cosa sorprendente degli africani sia il loro sorriso che, nonostante tutto, c’è sempre.
Non è esatto! Ho conosciuto persone che non avevano affatto voglia di sorridere.

Ma ognuno di loro aveva dentro una forza che lo spingeva comunque ad accettare gli eventi come fatalità, non come condanna personale.

Il “momento del lutto”, nel senso più ampio del termine, è limitato, la sopravvivenza li spinge a guardare avanti e riprendere la lunga strada in salita, guardando a ciò che è rimasto, senza disperarsi per ciò o chi non c’è più.

E poi, come probabilmente succedeva da noi cinquanta, ottanta anni fa, anche senza i mezzi adeguati, trovano sempre il modo di aggiustare le cose: che sia usare lo zucchero per guarire una ferita o erigere palazzi sorprendentemente verticali, malgrado le impalcature di fortuna sbilenche.

memoir

Quali sono i progetti futuri di Stefania Bergo?

Parlando di “sogni pratici” vorrei tornare a lavorare nel mio settore, la progettazione sanitaria, o trovare un impiego nel mondo dell’editoria, occupandomi di grafica.
E trovare sempre il tempo per continuare a scrivere.

Ma so anche sognare in grande e mi piacerebbe viaggiare di più con mia figlia, farle conoscere il mondo, tutte le sue facce, per imparare a capirlo e rispettarlo, senza pregiudizi.

Ah ma tu parlavi di progetti, non di sogni.
I miei progetti futuri sono: cercare di realizzare i miei sogni. E magari riuscire a scrivere un romanzo storico sui miei nonni.

Cosa ti ha affascinato della storia di Stefania Bergo? Scrivilo nei commenti.

donna-protagonista

Grazie a Stefania Bergo per essersi raccontata.
Ogni storia può essere un esempio, se raccontata e condivisa.
Protagonista Donna

©Riproduzione riservata Protagonista Donna

Emma Fenu

5 thoughts on “Stefania Bergo e l’amore per l’Africa

  1. Condividio con Stefania Bergo l’amore per l’Africa, un’Africa reale, viva e sempre “in cammino, malgrado difficoltà e contraddizioni. Non ho ancora letto il suo libro ma lo farò. Grazie

  2. Grazie per avermi ospitato sul vostro bellissimo sito e grazie a Emma Fenu per questa intervista davvero stimolante. Sono felice di aver avuto l’occasione di parlare della “mia” Africa ^_^

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