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Ritrovare la strada di casa

Una scelta difficile. Andare via dal proprio paese, lasciare tutto: gli affetti, i luoghi del cuore, gli amici. Rincorrere un sogno e poi, lontana chilometri e chilometri, desiderare di ritrovare la strada di casa… quella dove puoi sentirti te stessa, dove puoi stare in silenzio ed essere capita, quella dove perdersi e ritrovarsi.

Il racconto di chi è partito, ma ha la casa nel cuore.

Vancouver

Voglio creare un villaggio nel caos della città

Ormai è una vita che cerco di ritrovare la strada di casa e quando racconto o scrivo spero di ispirare almeno una persona. La mia vita è stata un rincorrersi di viaggi, finora, e non credo di fermarmi.

Ho fatto missioni all’estero con Medici Senza Frontiere, ho scelto mete lontane da godere da sola o in compagnia e sono sei anni che vivo in Canada.

La mia storia lontana da casa

Ormai sono sedici anni che ho lasciato Roma, ho girato in vari luoghi nel mondo, ma quando penso alla parola “casa” le immagini che mi tornano in mente sono quelle dell’Italia.

Molti mi hanno criticato. Su tutto. Per essere andata via, perché torno solo una volta l’anno nel mio paese, perché rimango dove sono.
Mi dicono: “Allora perché la chiami casa se non ti interessa?”.

Prima ero rattristata da queste domande, mi ferivano, ma ora non rispondo. Spesso ribadisco solo che casa è dove ci sono persone che ti amano profondamente, dove sei serena.

ritrovare la strada di casa

Vancouver odio e amore

Vancouver è ancora un’estranea per me, purtroppo. In Italia, a Roma dove vivo e a Maddaloni dove sono nata, ho un’estrema connessione con le persone, con la natura, con il cibo. Anche quando c’era poco, in termini economici, c’era la famiglia.

Famiglia intesa anche come i vicini di casa, il parroco, il panettiere. Il tuo quartiere, il tuo mondo, i tuoi oggetti: una parte di te, insomma. Da bambini eravamo i figli di tutti. Nel parco i genitori non badavano solo al proprio piccolo, ma controllavano anche quelli dei vicini.

Ecco, la parola giusta è comunità. Vorrei ritrovare la strada di casa, ritrovare quelle voci familiari di quando ero piccola e mi sembrava che il mio mondo fosse tutto in quel pugno di terra presa al parco e stretta tra le mie dita.

Come ogni ragazzina, però, non potevo fermarmi lì, avevo voglia di avventurarmi, di vedere di più. Così, dopo le missioni e luoghi vari dove ho vissuto, sono approdata a Vancouver.

solitudine femminile

Vancouver è una città equilibrata, non troppo grande o dispersiva. Quando sono arrivata mi sentivo così privilegiata ad avere un buon lavoro, con uno stipendio equo. Finalmente avevo un appartamento tutto mio, mi sembrava un sogno dopo anni di vagabondaggio.

Ma devo essere sincera. La città mi ha sbranato e ingoiato, mi ha disconnesso dai miei sogni e dalla mia personalità. Ero circondata da moltissime persone, mi passavano accanto, mi sfiorvaano, ma nessuna mi vedeva realmente. Tante voci, ma io, mi sentivo improvvisamente sola.

Quando ti perdi cosa puoi fare per ritrovare la strada di casa?

Mi sono resa conto, all’improvviso, che mi ero persa. Così ho pensato. Come posso amare questa città anche se non è casa mia? Devo ridare magia alle cose, riportare il potere della semplicità e creare una comunità.

L’unico modo di ritrovare te stessa, quando tutto gira vorticosamente e non sai più chi sei, è fermarti. Aspettare e riflettere. E così ho fatto. Ho iniziato a cercare una connessione con l’obiettivo di portare un po’ della mia casa a Vancouver, per essere più serena.

donna protagonista

Solo quando senti un posto tuo puoi scoprirne le qualità e i lati nascosti. Quindi mi sono messa alla scoperta, in ascolto dei messaggi che la città mi mandava. Ho iniziato a dire di no ai turni extra al lavoro che mi impedivano di guardarmi attorno e dentro.

Trova il tempo per te e i tuoi angoli nel mondo

Così ho trovato il tempo di conoscere il mio vicinato. Non in senso vero e proprio, parlare con le persone è sempre difficile: sono tutti con gli occhi fissi sui cellulari. Ho iniziato con i luoghi. Ho pensato fosse più semplice.

Così ora vado sempre allo stesso caffè, lo stesso piccolo supermercato, lo stesso panettiere. Voglio creare un villaggio nel caos della città. Voglio creare una casa, fatta di posti speciali per me.

donne all'estero

Impara a dire no

Rallentare un attimo e saper dire di no. Per me non è mai stato facile e la cosa più dura è stata accettare la reazione degli altri ai miei rifiuti. Mi hanno fatto sentire come se li avessi traditi.

Ma dire NO è fondamentale, fa parte del rispetto che dobbiamo a noi stesse, può regalarci tempo per ritrovare il nostro benessere. Passare le feste o i giorni qualunque con le persone care è un privilegio. Forse chi ha quest’opportunità non ne apprezza fino in fondo il senso.

Abbraccia i tuoi cari

Io che ho lasciato tutto so quanto vale un abbraccio di un parente, una voce amica e un brodo quando stai male a letto. Ora so che voglio trovare persone con cui condividere uno dei beni più preziosi: il mio tempo…

… E quando succederà saprò che avrò finalmente ritrovato la strada di casa!

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Ogni storia può essere un esempio, se raccontata e condivisa.

Protagonista Donna

Karina Delli Paoli

13 thoughts on “Ritrovare la strada di casa

  1. Bellissimo spaccato di vita di una donna che si evince essere forte e sensibile al tempo stesso,proiettata verso il futuro ma ancorata alle proprie radici,cittadina del mondo ma anche provinciale(nel senso buono del termine!),sognatrice ma con i piedi per terra…insomma una donna con una grande anima!Una donna capace di scelte importanti e difficili che l’hanno portata lontano da casa ma che puó essere certa che,ogni volta che tornerá,troverá sempre le braccia di chi la ama pronte a stringerla.E poi quei tre sorrisi della foto parlano da soli…complimenti!!

    1. Grazie Francesca di aver detto la tua. L’empatia tra donne è davvero un sentimento speciale. Hai colto tutte le sfumature di Karina e del suo racconto. Sono sicura che le farà piacere leggere le tue parole e sapere di avere sempre delle amiche ad aspettarla a casa.

    2. Grazie Francesca per questo commento … e proprio vero che come essere umani siamo così complicati e interessanti allo stesso momento, incarniamo tanti contrasti: forti e deboli, coraggiosi e spaventati, io sicuramente sono passata spesso da un opposto all’altro

  2. Sono una mamma italiana, con una figlia da sette anni in Canada. Per un periodo è stata a Vancouver, ora è a Toronto. L’anno prossimo chissà. Anche lei torna una volta all’anno, ma il suo rapporto col Canada è di affetto, di soddisfazione. Quando parla di casa nostra dice “da voi”…Ecvo, il legame con amici e parenti è ancora molto stretto, grazie a whats app ci si sente tutti i giorni. E nonostante questo si è costruita una rete di rapporti molto stretta anche in Canada. Forse perché è partita giovane, ha trovato punti di riferimento anche lì. E come tutti gli expat, quando torna trova cose che non capisce più. Quando sei cittadino del mondo, credo succeda questo, sei anche straniero ovunque, anche a casa tua. Trovo molto carina l’idea di stringere un legame attraverso i luoghi, ma magari anche con persone vere, per es. frequentando associazioni che abbiano i tuoi interessi, anche con un po’ di volontariato. E tornare in Italia una volta all’anno va bene, chi critica prenda l’aereo e venga a trovarti!

    1. Che bello questo commento. Non deve essere stato facile lasciare andare una figlia lontano. Sono certa che la tua testimonianza può aiutare Karina a sentirsi meno sola. Grazie di aver letto e apprezzato l’articolo. Continua a seguirci e a dirci cosa ne pensi: è importante!

    2. Anna io credo che l’età conto moltissimo, il mio gruppo di donne hanno marito e figlio e non stringono molta amicizia con single…
      Mi sono unita a molti gruppi nel corso degli anni ma il mio lavoro a turni (giorni-notti e fine settimana) non aiuta ad essere sempre presente e le persone smettono di chiamare se non partecipi!!!
      Ma questa è Vancouver, non il Canada in generale.
      Grazie per i tuoi commenti

  3. Grazie a te Eleonora per aver letto e commentato
    Mi da coraggio e forza sapere di non essere sola o giudicata per quello che provo e scrivo

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