Libri, Arte, Teatro, Mostre

Ilaria Biondi. “L’età dell’erba”: gli haiku ci svelano l’anima del mondo.

Ilaria Biondi è una quarantenne dai lunghi capelli e dal viso delicato, con l’animo di una bambina che corre scalza fra i boschi, inseguendo comete di lucciole, e di una vecchia che intreccia fili e ricordi, raccontando fiabe davanti al focolare.

La protagonista di oggi.

È una donna carismatica, affascinante, dolce ed elegante, che parla e scrive sulle punte, come una ballerina del verso, dissimulando la fatica e la determinazione del vivere nella leggerezza dell’ineffabile bellezza.

Autrice di varie sillogi poetiche, di racconti e fiabe, si occupa di insegnamento come titolare di corsi di lingua straniera e di letteratura per adulti. Ha lavorato con le traduzioni dal francese e la letteratura francofona.

Esperta di letteratura comparata, critica della traduzione, letteratura al femminile, letteratura fantastica e letteratura di viaggio.

Organizza eventi culturali e sociali nella sua bella Parma. Ilaria ama lavorare con i bambini e tiene, periodicamente, in forma gratuita e volontaria, letture animate, corsi e laboratori.

Sta attuando due progetti di Poesia Terapia, uno in ambito ospedaliero e uno presso una struttura residenziale per anziani.

Oggi è protagonista della nostra intervista in merito alla sua ultima opera, “L’età dell’erba”: una raccolta di haiku, componimenti poetici di tre versi di origine giapponese, edita da Fusibilialibri nel 2017.

Ilaria Biondi iniziamo con una domanda all’apparenza facile, ma che richiede competenza e capacità di comunicazione: cos’è un haiku?

Per rispondere vorrei citare le parole di Dona Amati – poetessa, editora, performer e redattrice della rubrica di haiku per il webzine di arte e letteratura Diwali Rivista contaminata- che ha firmato la prefazione de “L’età dell’erba”.

«La scrittura dello haiku, genere letterario che risale al medioevo giapponese, non si risolve in un mero esercizio stilistico, apparentemente così rigido nella gabbia metrica e semantica delle diciassette sillabe (onji) distribuite nella terzina 5-7-5, perché non prescinde, pur nella stretta osservanza al ritmo obbligato, dalla riflessione interiore, dalla sintesi del sentimento in perfetta assenza di rumore.

Si tratta di avvicinarsi a una pratica dai profondi risvolti psicologici ed esistenziali, oltre che letterari».

Mi permetto di aggiungere una definizione di grande semplicità, riportando un passo da un mio racconto per bambini, quello in cui nonna Gioconda, innamorata della scrittura e della lettura, cerca di spiegare alla nipotina cosa sia un haiku.

«Lo hanno inventato degli uomini dai bellissimi occhi a mandorla, che amavano gli alberi, le stagioni e gli animali come te. È una poesia piccola piccola, ma che contiene tutta l’immensa bellezza della Natura. Quando vorrai parlare con le coccinelle o le primule, scrivi uno haiku e loro ti ascolteranno».

donna protagonista

Quali sentimenti ti portano a scrivere poesie così dense di colori, profumi e promesse?

Ho avuto la rara fortuna di crescere in una natura pullulante, spiando il volo delle nuvole trasportate dal vento, respirando l’odore selvatico delle foglie di quercia, dell’erba medica e dei petali turgidi del lillà, annusando per ore lunghe l’ondeggiare delle corolle ostinate dei papaveri in mezzo ai campi di frumento.

Questo contatto carnale con il mondo naturale -la sola dimensione nella quale la mia anima trova quiete e vibra di gioia- entra prepotente nella mia scrittura, plasmandola e definendone gli orli.

Il soffio polposo della terra, che a ogni stagione indossa un abito nuovo, ora sgargiante, ora sobrio e dimesso, ma sempre prodigo di piccoli miracoli di bellezza, si insinua fra le pieghe delle parole, si appende alle sillabe, danza sugli spazi bianchi del foglio e si aggrappa tenace alla filigrana della carta, reclamando il proprio spazio. In modo ineludibile.

Un fluire dolcemente potente, che chiede di essere accolto, ascoltato e restituito. Sulla pagina.

Ilaria Biondi cosa pensi, la poesia denuda l’anima o la veste di platonica bellezza?

Mi piace pensare il gesto lento, sensuale e necessario del fare poesia come un camminare a piedi scalzi, nel bosco. La pelle dell’anima si spoglia di pizzi, ricami e stoffe stropicciate, giacendo nuda nella propria limpida, ingombrante, vereconda trasparenza.
Pronta a sarchiare con mani e unghie la propria oscurità nascosta e affondata. A scavare, sul ciglio di inattesi precipizi. A cogliere i “fiori del male” che sbocciano tenebrosi entro corolle ritrose. Con audacia imperiosa, con dolente eppur insopprimibile urgenza.

La parola poetica cerca di dare voce a questo magma incandescente e di ricomporre il mosaico scomposto, raccoglie lo sgorgare irrefrenabile delle ombre/luci del sé ripulendole dalle scorie dell’impura immediatezza, consegnandole alla pagina attraverso uno stile nitido e controllato.

Poesia è la stanza silenziosa dell’anima, finestra spalancata sulla magia invisibile dell’essere. È grazia segreta, gioia voluttuosa, dono generoso del sé, slancio gonfio di incanto e di stupore che ha l’ardire di voler fermare l’imprendibile Bellezza del reale.

E di voler poi ricoprire (per un istante fuggevole) le membra snudate dell’anima di quella inafferrabile polvere di farfalla.

donne e libri

Qual è l’età dell’erba? In cosa differisce dalla mitica età dell’oro?

L’età dell’erba è la stagione dell’anima del mondo, il suo fluire incessante e imperituro, ma sempre gravido di promesse e misteri nuovi.

Un’onda punteggiata di piccoli, infiniti bagliori ai quali l’io assiste estatico e rapito, in un clima di interiore silenzio e ripiegamento, in un anelito di fusione panica, di sprofondamento nel Tutto, in cui il sé svanisce come identità senziente e pensante isolata, per farsi riflesso e rispecchiamento dell’istante di grazia in cui l’essere “accade”.

Benché l’interconnessione armonica dell’io con l’universo possa rappresentare un elemento di comunanza con la mitica età dell’oro, la visione soggiacente è ben differente.

L’età dell’erba è permeata non già dalla beatitudine derivante da un sogno di vita oggettivamente e totalmente positivo, da un’edenica perfezione e felicità assoluta avulsa da affanni, dispiaceri e tribolazioni, bensì da un serafico senso di serenità che scaturisce da una pratica di interiore distacco, da un moto di consapevolezza e accoglienza della caducità del tutto.

Lasciare che l’essere esista, nell’attimo effimero del qui e ora, cogliendo e ammirando in quel momento di tacita sospensione la meraviglia insita nei minuscoli granelli del reale.

Ilaria Biondi ci saluti con un paio di componimenti?

Cara Emma vorrei ringraziare e salutare te per questa piacevolissima chiacchierata e “Protagonista Donna“, nella persona di Elisabetta Valeri, per la generosa accoglienza dedicandovi due haiku contenenti un richiamo (il cosiddetto kigo) alle stagioni che prediligo: la primavera e l’estate.

ilaria biondi

Pizzi d’argento
sul glicine setoso
nuvola muta.

Lucciole pigre
su sospiri di vento
tremano liete.

Se volete scrivere a Ilaria Biondi oppure dirci cosa pensate dell’haiku lasciate un commento.

Ogni storia può essere un esempio, se raccontata e condivisa.
Protagonista Donna

©Riproduzione riservata Protagonista Donna

Emma Fenu

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *