viaggi

Il mal d’Irlanda. Innamorarsi di lei è facile

Il mal d’Irlanda… Sono bastati pochi giorni per ammalarmi di questo amore speciale per la terra verde.

Diario di un viaggio dell’anima

Se vuoi fare un’esperienza che ti rimarrà nel cuore per sempre e vuoi capire cos’è il mal d’Irlanda seguimi. Proverò a raccontarti le mie emozioni sperando di farti respirare la magica atmosfera irlandese.

Il mal d’Irlanda inizia con una cultura dalle tradizioni millenarie e con le uniche e irripetibili quaranta sfumature di verde dell’isola.

Io soffro da anni del mal d’Irlanda: una malinconia che spinge ad ascoltare vecchie ballate di musica celtica, a studiare la storia di cui è ricca, e a leggere antiche favole e leggende che parlano di fate e del leprechaun. Ho vissuto di quella dolcissima nostalgia fino al ventisette maggio scorso, quando sono salita su un aereo a Fiumicino. All’arrivo mi aspettava lei.

Dublino

Fredda, piovosa, a primo impatto ho pensato una città poco accogliente. Eppure ero lì e stavo per iniziare un lungo percorso lungo l’Irlanda del sud, quella vera, lontana dalla città e dal turismo di massa. Perché l’Irlanda non è un semplice viaggio: è un’immersione nell’anima, è la risposta alle domande e al bisogno di ognuno di pace e bellezza.

Protagonista Donna rubrica viaggi al femminile: il mal d'Irlanda nella malinconia di Dublino

Mentre l’autobus percorreva chilometri e chilometri  il mio sguardo si è perso tra laghi incastonati in vallate, torbiere e cottages. Tutto sembra uscito dai libri delle favole.

Dublino mi accoglie con una pioggia che pare più adatta al mese di gennaio che a quello di maggio. Fa freddo, le temperature non arriveranno a quindici gradi e io guardo inorridita le ragazze che girano con abiti leggeri e scarpe aperte.

Ho tirato fuori dalla valigia il maglione pesante e l’ho indossato per evitare il congelamento. Aspetto la navetta che mi accompagnerà all’hotel, a Leopardstown,  un quartiere di recente costruzione non lontano dalla città, ben collegato dalla Luas, la metropolitana di superficie, che in meno di mezz’ora ti porta al centro di Dublino.

Nella hall incontro gli altri componenti del gruppo e colui che sarà il nostro accompagnatore e la nostra guida per l’intera settimana. Si chiama Max, è italiano, ma vive in Irlanda da moltissimi anni.

Appena lo conosco rimango colpita per due motivi: il primo è che all’anulare indossa un claddagh ring, di cui parleremo in seguito, e sulla giacca una spilla con un trifoglio.

Ci spiega l’itinerario che seguiremo da domani: gireremo l’Irlanda del sud. I miei compagni di viaggio sono simpatici e lego subito con Paola e Andrea, due coniugi di Napoli.

L’indomani partiamo alla volta della scoperta di Dublino. Per me, in realtà è una riscoperta, perché sono già stata qui un paio di volte. Noto, però, angoli che non conoscevo, come il muro dove ci sono tante piccole porte colorate che richiamano le famose porte georgiane di Dublino.

viaggi

Si tratta degli usci delle case delle fate e aspetterei qui per ore in attesa di vederne una, ma stiamo andando alla famosissima cattedrale di San Patrizio. In Irlanda è il santo più amato, canonizzò i pagani e istituì il simbolo del trifoglio.

mal d'Irlanda

La cattedrale ti rapisce per la bellezza e in un angolo racchiude un tesoro: l’albero della vita, dove ognuno può lasciare una foglia con un pensiero per qualcuno caro che non c’è più. Io ne ho scritto uno per i miei genitori. Un modo per lasciare nero su bianco, in eterno, il loro ricordo.

dublino da vedere

Dopo aver asciugato le lacrime e aver raggiunto gli altri attraversiamo la città in autobus, costeggiamo il fiume Liffey e oltrepassiamo l’Ha’ Penny Bridge. Ci fermiamo all’Old Library, la biblioteca all’interno del Trinity College, dove è conservato il Book of Kells, lo splendido manoscritto miniato dei Vangeli, datato IX secolo.

donna vangeli

Quella che lascia senza parole, però, è la Long Room, al piano superiore, dove ci sono tanti altri codici esposti e l’arpa che si crede appartenuta a Brian Boru.

trinity college

Dublino è una città a misura d’uomo e girarla a piedi non è un problema. Vediamo i monumenti più famosi e i parchi, come lo St. Stephen Green, per poi inoltrarci nel quartiere di Temple Bar, tempio indiscusso della vita mondana. A pranzo ci infiliamo nel famosissimo pub dal colore rosso. La notte siamo tornati lì e l’effetto è stato totalmente diverso.

Dublino di notteLa città si schiude davanti a noi, ascoltiamo buona musica all’interno del St. Andrew’s church, una chiesa sconsacrata diventata bar dove Max spilla decine di pinte (perfette) e ci illustra il procedimento esatto per ottenerle.

mal d'Irlanda

Il secondo giorno a Dublino non conto più le birre che ho bevuto. La verità è che qui la bevanda ha un sapore diverso. Finiamo il nostro giro davanti la statua di Molly Malone, che prima era in centro e ora si trova nel South – Est Inner City.  Molly Malone è una ragazza di Dublino (pescivendola) trasformata in leggenda dalla tradizione popolare, grazie alla musica e alla statua.

leggende irlandesi

Lasciamo Dublino per andare a conoscere la vera Irlanda, quella inesplorata dai turisti. Ci aspettano duecentoventi chilometri quindi, alle otto, partiamo dall’hotel. Siamo diretti a Clonmacnoise, sulle rive del fiume Shannon, ma prima ci fermiamo a visitare una distilleria di whiskey (in Irlanda si scrive con la “e”), ora trasformata in museo.

museo

Il panorama è da cartolina e la pioggia di ieri è solo un ricordo. Il sole splende spavaldo nel blu del cielo irlandese ricordato in tante canzoni. Max scherza con noi e attraversiamo colline, montagne e pascoli ammirando le quaranta tonalità di verde delle quali l’isola di smeraldo può vantarsi.

donne viaggiLe previsioni che ho controllato prima di partire dicevano che non ci sarebbe stata pioggia per questa settimana. Non è che non mi piacciano le atmosfere cupe, ma le gocce rovinerebbero l’incanto del momento e attenuerebbero i colori che riempiono gli occhi di pura bellezza.

Non ho con me una macchina fotografica di valore, ma confido sulla velocità di scatto del mio cellulare e aspiro a cogliere l’attimo perfetto che restituisca ciò che sto guardando trasformandolo in ricordo. Le foto di ieri di Dublino le ho postate subito, fra una pinta e un’altra, e hanno riscosso successo. Il mal d’Irlanda è contagioso.

il mal d'Irlanda - consigli per un tour in Irlanda

Daniel, l’autista, è un tipo loquace e scherzoso, ha una guida rilassante anche se mi sembra di andare sempre contromano. Quando c’è una curva stretta da affrontare due veicoli non ci passano su quelle stradine.

Inizialmente avevo deciso di compiere questo viaggio in completa solitudine, ma poi ho desistito e ho fatto bene. Mi godo il panorama comodamente seduta vicino a Michele, l’ingegnere di Lucca che ama viaggiare quanto me. Dopo alcuni chilometri siamo alla distilleria di Tullamore DEW, ora trasformata in museo.

birre

Max è davvero preparato e scopro che il blended non è altro che whiskey miscelato e di bassa qualità. Era una domanda che non mi ero mai posta, ma assaggiando i vari tipi di Tullamore (gli shot che mi hanno reso allegra), con la gola bruciata come quella di un drago, capisco che la differenza è notevole. Anche il sapore e il colore sono influenzati non solo dalla qualità delle materie prime, ma anche dal tempo di invecchiamento e dal tipo di botte usata per la conservazione.

cosa vedere a Dublino

Clonmacnoise e il monastero: le tappe del mal d’Irlanda

Un po’ più ciarlieri di quando siamo entrati ci dirigiamo verso la prima vera tappa del viaggio dell’anima: Clonmacnoise. Max ci prepara al momento facendoci ascoltare vecchie ballate irlandesi e arie celtiche che sanno di mistico e antico. La coppia che è seduta dietro di me non gradisce molto quel tipo di musica e sbuffa di continuo. Reprimo la voglia di girarmi e dir loro che devono ascoltare in religioso silenzio perché dietro ogni ballata c’è l’amore per la terra che ci ha accolto, il dolore legato alle carestie, alle lacrime che hanno bagnato il volto di tutti coloro costretti ad abbandonarla per cercare fortuna in America.

Fortuna o morte, come le migliaia di persone partite da Belfast sul Titanic. Non dico niente soltanto perché non voglio rovinare questo momento, inutile spiegare loro che questa non è una terra è un modo di vivere, di accogliere nell’anima la sua storia e che un giorno sentiranno il mal d’Irlanda.

“Ti annega di verde e ti copre di blu…” Fiorella Mannoia

La sento cantare in testa mentre scatto la prima foto al fiume Shannon e a Cluain Mhic Nóis, come la chiamano in gaelico irlandese (la tenuta dei figli di Nós). Si tratta della più grande città monastica d’Irlanda. Nel visitor center ammiriamo la Cross of the scriptures, la croce celtica del monastero fondato tra il 545 e il 548.

religioso irlanda

Clonmacnoise fu fondata da St. Ciaràn e otto seguaci. Qui sono sepolti gli alti re di Tara e ci sono i ruderi della prima chiesa che Ciaràn costruì. Ma non c’è solo questo. Ci sono le voci delle persone che sono passate di lì e che riposano sotto le croci celtiche logorate dai secoli. Il vento si alza a ricordarci che si respira ancora energia se guardiamo oltre il visibile.

trifoglio e San Patrizio

Resterei seduta fra queste pietre ancora a lungo. Sono sempre stata affascinata dai cimiteri celtici, hanno qualcosa di magico e mistico.

tour Ireland

Li associo al simbolo celtico per eccellenza: la spirale semplice o il triskele, la tripla spirale. L’universo è in eterno movimento e tutto ritorna all’origine.

Galway, la bomboniera dell’Irlanda del Sud

Prima di prendere la strada per la terza tappa della giornata ci fermiamo a pranzo a Shannonbridge.

cose da vedere a Galway

Lo spezzatino d’agnello, irish stew, era strepitoso. Quando siamo entrati nel pub ci è sembrato di fare un salto indietro nel tempo. Il proprietario ha voluto lasciarlo com’era.

Un camino vittoriano alimentato con la torba, il tipico combustibile irlandese, emanava un odore acre, pungente e inconfondibile. Max ci ha raccontato che molti bambini morivano a causa delle esalazioni.

torba

Domani la nostra destinazione sarà il Connemara, ma per ora c’è una sensazione da vivere.
Chiudi gli occhi e immagina una città colorata e allegra, con un pub a ogni angolo di strada, giovani dappertutto e un fiume. Lo vedi quel salmone che risale la corrente per raggiungere l’oceano? Allora sei entrata con noi a Galway, tra musica e profumi intensi.

da vedere

Ci fermiamo sul ponte che permette di attraversare il fiume Corrib (il più corto del mondo con i suoi sei chilometri) e scorgiamo due pescatori che, però, non riescono a vedere il salmone enorme che gli passa vicino.

fiume

Da quassù tutto è più nitido.

fiume Shannon
Capisco da questi piccoli dettagli che il mio viaggio dell’anima mi regalerà emozioni sopite e farà svegliare ricordi antichi e sono impaziente che succeda!

Galway si trova sull’Oceano Atlantico e ha un quartiere, Salthill, dove gli abitanti possono passeggiare per due chilometri lungo il mare. Per ingraziarsi la fortuna, dopo la camminata, bisogna dare un calcio al muro. Ci si può fermare di fronte a una delle tante gioiellerie che espongono in vetrina il claddagh ring.

Io lo trovo il simbolo più romantico di questa terra. Ne ho acquistato uno anni fa, ma me l’hanno rubato. Ne ho preso un altro durante il mio giro a Dublino. Tante sono le leggende che gravitano attorno a questo anello, ma vi racconto solo quella che ha conquistato me. Parla di un re innamorato di una giovane contadina che non lo corrispondeva. Il re non sopportò il rifiuto e si uccise. Prima chiese che sulla lapide venissero rappresentate due mani intorno a un cuore incoronato. Scrivo il significato del cuore, della corona e delle mani in inglese perché nella lingua originale il suono della frase è bellissimo.

Galway International Arts Festival

“The hands are there for friendship, the heart is there for love. For loyalty throughout the year,the crown in raised above”.

Galway è la città degli eventi che vedono la partecipazione di artisti internazionali.
Fra un mese, ad esempio, qui si svolgerà il Galway International Arts Festival e nei parchi è già possibile vedere decine di giovani che si preparano e si cimentano in spettacoli di abilità e intrattenimento.
Preparano le loro performance artistiche. L’età media si aggira sui trent’anni. In questi ragazzi vedo una luce diversa che da noi mi sembra offuscata. Solo da poco capisco qual è la ragione: qui le persone si guardano negli occhi e non hanno cellulari in mano! Parlano, ridono e si divertono e lo fanno senza il bisogno di scorrere continuamente il display.

pinta

Il nostro tour prevede una sosta all’interno del pub King’s Head su High Street dove, per la prima volta, assaggerò una pinta di sidro irlandese. Le pinte diventano rapidamente una e mezza perché la bevanda è davvero buona e non sembra tanto alcolica, ma… lo è!

Connemara

A nord di Galway troviamo il Connemara. Oscar Wilde lo definì un luogo “dalla bellezza selvaggia” e non mentiva.
Il nome deriva da Conmhaicne Mara, la tribù che proveniva da Conmhaicne, nella regione costiera. Oggi il Connemara è diventato il paradiso dei golfisti, dei pescatori e degli amanti della natura selvaggia e autentica.
La favola si schiude tra strade punteggiate da casette bianche, greggi, muretti a secco, cespugli di erica, fascia e ginestre.

Inizio a traboccare di felicità e non so più dove guardare per non perdere neanche un dettaglio. La colonna sonora del viaggio dell’anima ora è Enya. Le spiegazioni di Max ci parlano della gente che vive qui, di quella che ci viveva, della guerra, della carestia e della peste. Trasforma in storia un tratto di strada.

Una sosta sul Lough Corrib. Qualche foto, alcuni video e tantissimi like da chi è da quest’altra parte del mondo.

Ho voglia di condividere con i miei amici tutto ciò che vedo perché mi piacerebbe riempire anche i loro occhi di stupore e bellezza.

saint brigid's cross

In un negozietto trovo un altro simbolo irlandese che voglio riportare a casa: la croce di Brigid, la patrona di Imbolc, quella che da noi si chiama la festa della candelora. Santa Brigida, questo è il nome che le è stato attribuito successivamente, è seconda, nel cuore dei cittadini, solo a San Patrizio.

La croce di Brigid mi affascina e la appenderò in camera recitando la preghiera usata in alcune parti dell’Irlanda: “che la benedizione di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo sia su questa croce, su questa casa in cui è apparsa e su chiunque la veda”.
Anche Daniel ne ha una appesa accanto a lui, sull’autobus. L’ho notata subito e forse è per questo che, fin da allora, questo smilzo irlandese che parla veloce veloce ha conquistato la mia simpatia.

Arriviamo sul tardi a Bunowen, in torbiera. Max ci spiega che esistono diversi tipi di torbiera e quella dove ci troviamo è di superficie. Camminare su questo terreno è divertentissimo. Sembra di stare su un tappeto elastico. Il passo non è stabile e perdo più volte l’equilibrio mentre la terra si muove sotto i miei piedi. La sensazione è davvero strana e mi ritrovo, come molti altri, a saltellare per vedere che effetto fa.

mal d'Irlanda

Lasciarsi andare e tornare bambini è bellissimo. Sentirsi liberi dai condizionamenti sociali e dal ruolo che si ricopre è un vero sollievo. Il lato selvaggio di quest’isola magica mi ha regalato la voglia di andare in giro senza schermi e senza inganni. Dopo tre giorni ho anche smesso di truccarmi. Non ne sento il bisogno e non ho voglia di farlo. Nessuno qui deve giudicarmi per quello che appaio. Qui sono come davvero voglio essere e come posso essere: selvaggia e indomita eppure piena di bellezza interiore.

Fra il blu del cielo e il verde delle colline che ci circondano mi sento parte integrante e ascolto la voce del vento che mi chiede di rimanere come sono adesso anche quando sarò lontana da qui, da questa terra sacra.

Un altro lago ci attende: il Kylemore Lough. Dietro di lui l’indescrivibile abbazia, ora visitabile solo a pagamento (purtroppo!). C’è il sole e Max continua a essere preoccupato. Con questo tempo diventerà tutto giallo e la verde Irlanda non se lo può permettere. Non so dire il perché, ma ancora una volta mi commuovo. Non è da me. Non piango neanche quando sono profondamente triste, ma qui tutto è diverso.

Qui la mia anima vaga per conto suo e fa quello che vuole e quando vuole. Io mi lascio andare e seguo la sua onda, finalmente. Dopo un ottimo pranzo (ma chi l’ha detto che in Irlanda si mangia male?) sostiamo a Clifden, la “capitale” del Connemara. Il programma di viaggio non mi ha deluso. Recitava così:

Un grappolo di case colorate in una splendida posizione tra il mare e i rilievi dei Twelve Pins.

kylemon Lough

Ci fermiamo a dormire a Ennistymon, in una villa vittoriana ora adibita ad hotel e la sera facciamo un giro tra le stradine semi deserte. Ci sono tre pub. Quello dipinto di giallo brulica di gente. Qui, al contrario di Galway, mi colpisce l’età media che è intorno ai settant’anni. Il nostro ingresso fa subito scalpore.
Anche la band che si esibisce è formata da quattro elementi che avranno dai sessanta agli ottanta anni. Uno di loro batte la mano sulla sedia al suo fianco e mi guarda invitandomi, implicitamente, a sedermi vicino a lui.

mal d'Irlanda

Gli irlandesi sono anche questo: amichevoli, socievoli e tanto allegri. Ci beviamo un’ultima birra in loro compagnia e poi andiamo a dormire. Domani si riparte.

Il panorama muta all’improvviso mentre ci avviciniamo alle imponenti, ma inquietanti scogliere di Moher (Cliffs of Moher). Sono lunghe otto chilometri e alte fino a duecentodiciassette metri e la maggior parte dei visitatori le vede solo dall’alto. Noi siamo più fortunati. Ci imbarchiamo su un battello che ci fa addentrare nell’oceano Atlantico e ci mostra le scogliere dal basso.

scogliere

Qui la natura si fa più minacciosa. È selvaggia, a tratti ostile, e lo sguardo si perde sul punto più elevato delle scogliere: Knockardakin. Duecentodiciassette metri di fascino.

Irlanda tour
Dal ponte del battello osserviamo, a bocca aperta, il volo dei falchi, dei gabbiani e delle goffe e simpaticissime pulcinelle di mare, che ritroviamo in tutti i negozi di souvenir come gadget, grazie anche ai loro colori sgargianti. Il grigio cupo dell’oceano si fonde con quello delle rocce che emergono, superbe e altere, fino a diventare un unico corpo, da una parte in perpetuo movimento e dall’altra immobile da secoli.

castello di Bunratty

I colori cupi si tingono di giallo e di verde quando si arriva a percorrere tutto il sentiero che porta in alto.
Le vertigini sono potentissime quando guardi sotto e ti lasci rapire dall’immensità della natura che ti circonda, ti sovrasta e poi ti avvolge fino all’ultimo passo che fai per tornare al punto di partenza.

Prima di dirigerci verso Killarney facciamo una sosta al castello di Bunratty, dove veniamo accolti da una splendida castellana. Il villaggio medievale ricostruito intorno al castello non mi entusiasma molto. Negli occhi ho ancora la maestosità delle scogliere e sarebbe difficile rimanere estasiati da qualcosa di più interessante, oggi.

Killarney, la città della luce

Lorena Marcelli

Sulle rive del Lough Leane sorge la magnifica tenuta di Ross, che noi visitiamo dopo una brevissima corsa in calesse, compreso il castello. Il parco è pieno di rododendri enormi e di altre centinaia di tipi di fiori e piante particolari. Ci troviamo nel Killarney National Park che si estende per più di quattrocento ettari e che ospita diverse decine di esemplari di cervi.

Da qui partirà l’ultima tappa del viaggio dell’anima prima di tornare a Dublino: il Ring of Kerry, un percorso ad anello in un angolo di Irlanda che somiglia a quello visto nelle fiabe. Non per niente è proprio qui che vivono i famosi Leprechaun, gli gnomi irlandesi.

leprechaun irlandesi
Daniel all’improvviso frena ed esclama “Oh my God! Eccolo, eccolo, per poco non lo investivo!”
Noi non vediamo niente di strano sulla strada e poco dopo capiamo che ci ha tirato uno scherzo facendo finta di averne visto uno.

il mal d'irlanda

Ecco che riemerge il carattere allegro degli irlandesi. I burloni ancora abituati ad ascoltare il ritmo e il respiro della natura e a vivere la propria vita con leggerezza.
Davanti agli occhi scorrono paesi diversissimi fra loro. Si susseguono spiagge, montagne a strapiombo, vallate che ospitano greggi e una vegetazione lussureggiante e coloratissima che annovera, in ogni angolo, enormi oleandri che macchiano di rosa le quaranta sfumature del verde irlandese.

Questa parte dell’Irlanda è patrimonio dell’Unesco e anche se l’oleandro non è una pianta autoctona e ruba spazio e ossigeno alle altre, nessuno lo può tagliare e la mano dell’uomo non può intervenire. Qui comanda Madre Natura e si vede e si accetta ogni sua decisione.  Quel rispetto non lo abbiamo più noi e amo ancora di più questa terra e le persone che non hanno dimenticato la propria origine.

donna tour

Penso che questo doveva essere il mio viaggio dell’anima e capisco che lo è stato davvero, ma lo è stato anche della testa, del cuore e della ragione. In pochi giorni mi pare di aver vissuto dieci vite diverse e di aver fatto dieci viaggi in uno. Mi sembra di aver riempito di magia ogni singola cellula del mio essere.

L’Irlanda non è un posto che visiti tra i tanti, è un modo di vivere e di “sentire” la vita in maniera amplificata. Ecco perché ci si ammala di mal d’Irlanda.

Il National Geographic ha definito questa parte del Paese “il luogo più bello del pianeta”. Qui sono stati girati diversi film e nei locali pubblici non è difficile trovare foto con Julia Roberts e Sean Connery o Mel Gibson.

Ci fermiamo nel piccolo paesino di Killorgin per una sosta tecnica. Dal ponte sul fiume si dovrebbero vedere le piccole cascate che, però, a causa della pioggia che manca non offrono lo spettacolo promesso. Qui, però, ci aspetta la star del paese: un tipico abitante del luogo dotato di una lunga barba. Ci aspetta in piazza, con il suo becco, per fare delle foto. Perché con un becco?

All’ingresso di questo luogo si trova la statua di King Puck, il re becco, che si erge come simbolo del più antico festival irlandese. Si tratta di una capra eletta re.

viaggio tra donne -il mal d'Irlanda e il diario di viaggio

Lasciato Killorgin ci dirigiamo verso Glenbeigh, un villaggio circondato da colline e montagne, che ci regala uno spicchio di spiaggia inaspettato e la meraviglia di un piccolo irlandese seduto su un muretto con in mano la sua fisarmonica. Suona per racimolare qualche spiccio e ispira molta tenerezza.

A Waterville altra sosta. Da queste parti è passato Charlie Chaplin. Sua figlia Geraldine possiede ancora una casa sulla spiaggia, che si vede benissimo dal punto in cui ci siamo fermati.

Kylkenny

Waterville era il suo luogo preferito per le vacanze e ogni anno qui si svolge il Charlie Chaplin Comedy Film Festival.
Una pausa sulla spiaggia e il tempo per tuffarsi in acqua, se si ha il coraggio!

Siamo a Caherdaniel e passeggiamo sulla sabbia bagnata ammirando alcuni bambini che sono in acqua e si divertono come pazzi. Loro sì che hanno sfidato il freddo. Per oggi l’ultima tappa è Sneem.

Qui, davanti a un negozio di musica irlandese campeggia una bicicletta verde con una bandiera tricolore. La fotografo subito e la uso come immagine di copertina del mio profilo Facebook. Forse questa è la foto più emblematica della giornata. Compro anche un cappello di tweed marrone, cosciente del fatto che lo metterò appena il tempo me lo concederà.

charlie chaplin film festival

Mi sento sempre più inserita in questa vita semplice e nel modo di fare irlandese. Sono una di loro. L’ho sempre pensato e ci ho sempre creduto. Torniamo a Killarney tardi anche se alle undici meno cinque è ancora giorno, nella città della luce.

Da qui partirà, domani, la nostra ultima destinazione: Kilkenny. Per me è un luogo speciale, qui è iniziato il mal d’Irlanda, ma… lo racconterò a breve.

Ultimo giorno del viaggio dell’anima verso il mal d’Irlanda

Il misticismo che si respira a Cashel non si può descrivere. Anche io, come tanti altri, ero abituata a chiamarla rocca di Cashel, ma Max ci ha spiegato che il nome significa già rocca quindi sarebbe un’inutile ripetizione.

Cashel è maestosa e oggi, grazie a una leggera pioggerella che rende Max e Daniel molto felici, è veramente perfetta. In realtà hanno proprio ragione. Visitarla con il sole non sarebbe stato così suggestivo. Mel Gibson ha girato molte scene di Braveheart qui e nella valle sottostante.

St. Patrick's rock

Kilkenny

Questa città, che conclude il viaggio, rappresenta il fulcro di tutto per me. In borsa ho una copia del mio romanzo storico A. D. 1324 Alice Kyteler la strega di Kilkenny e ho intenzione di regalarlo a una delle autorità locali. Max lo sa e ha pensato di farmi una sorpresa che non dimenticherò mai.

Lo ha già detto anche a Daniel che sebbene io sia un’autrice italiana ho scritto un romanzo dedicato al personaggio più famoso di Kilkenny: Alice Kyteler, meglio conosciuta come strega, vissuta qui nel 1300 circa.

Entrambi continuano a chiedersi perché un’italiana si sia appassionata così tanto a una storia che, anche in Irlanda, non è conosciuta così profondamente.

Spiego loro che è stata proprio Alice a scegliermi e che io mi sento in qualche modo lei, da quando ho iniziato a svolgere ricerche sulla sua vita. Entrambi mi guardano e non ridono. Capiscono cosa provo e non ci trovano nulla di divertente e così comprendo che hanno una sensibilità diversa.

Appena metto piede a terra una cornacchia mi passa sulla testa e gracchia con decisione. Daniel mi sorride e dice:

Bentornata a casa, Alice.

Cattedrale Kilkenny

E io a casa mi sento. Sul serio. Max ci accompagna alla cattedrale di St. Canice dove è sepolto il vescovo Richard de Ledrede, il più acerrimo nemico di Alice. Ho una cosa da fare con lui e nessuno me lo impedirà.

Nella cattedrale c’è un coro americano che sta provando a cappella dei canti. Non so perché ma decidono di dedicarci l’ultimo: una benedizione irlandese che amo particolarmente. Ho i brividi lungo il corpo e gli occhi si fanno di nuovo lucidi. Mando in diretta Facebook quel canto emozionante e molti si collegano.

St CaniceTante persone mi scrivono che stanno facendo questo viaggio insieme a me, virtualmente, anche se sono a migliaia di chilometri di distanza.

All’ultima nota del coro però il brivido che mi percorre è davvero strano. Mi volto di scatto perché sento che il vescovo Richard de Ledrede è dietro di me. In effetti appena mi giro individuo la sua tomba al primo sguardo. L’ho sentito in maniera netta e distinta e non esito un attimo prima di avvicinarmi al cordone che impedisce il passaggio.

Mi sporgo verso il suo viso e gli mollo la sberla che gli devo dare da quando ho iniziato a studiare la storia di Alice, cinque anni fa. Prima che Max inizi la spiegazione che riguarda la cattedrale e Kilkenny scatto decine e decine di foto.
Noto anche alcune croci che richiamano il simbolo templare a me così caro e continuo a documentare ogni dettaglio.

Poco dopo veniamo richiamati intorno a un plastico e… sorpresa Max mi chiede di parlare del mio romanzo. L’emozione mi fa tremare gambe e voce. Non avrei mai osato immaginare di poter fare, un giorno, quello che oggi sto facendo. Eppure il sogno è diventato realtà. Quando finisco di parlare qualcuno si avvicina e mi chiede se il gatto nero che è passato mentre parlavo di Alice fosse previsto fin dall’inizio.

Io, però, non ho visto gatti e così credo mi stiano prendendo in giro. Dopo due minuti, però, lo scopro ad aspettarmi accoccolato su uno dei cuscini delle sedute dell’antichissimo coro in legno.

Si chiama Alice, nemmeno a dirlo, e si lascia accarezzare con aria di sufficienza. Il nome lo ha scelto Vivian, la responsabile della cattedrale. Decido di regalarle una copia del libro e mi chiede di tradurla in inglese perché anche lei è affascinata dal mito di Alice.

La locanda di Alice, ora chiamata Kyteler’s Inn è anonima e con l’interno molto modificato. Appena dopo le scale c’è una bruttissima scultura che dovrebbe riprodurre la strega.

Vedere quella caricatura mi dà molto fastidio e, irritata dal mancato rispetto per un edificio importante, decido di rimanere poco. Con tre dei miei compagni di viaggio, infatti, quelli con cui ho legato di più, Paola, suo marito Andrea e Michele faccio un lungo giro per la città.

Sono io a condurli dove fu preparato il rogo per Alice e la sua gente. Andiamo anche a visitare la chiesa di St. Mary e il castello di Kilkenny, una splendida struttura fortificata che meriterebbe un’intera giornata di visita.

Un giorno tornerò di nuovo qui

mi dico mentre salgo sull’autobus che ci riporterà a Dublino.

Non so ancora che Kilkenny mi ha lasciato un ricordo personale: le foto che ho scattato all’interno della cattedrale di St. Canice sono venute tutte capovolte.

vetrate artistiche

Quelle scattate subito prima, all’esterno, e subito dopo in giro per la città sono perfette. Le mostro a Michele sperando in una spiegazione tecnica che, però, non arriva. Non lo diciamo a voce alta, ma entrambi pensiamo che questo sia stato un regalo di Alice a conferma della sua presenza tra noi. Ho provato più volte a raddrizzarle, ma non c’è nulla da fare, tornano subito com’erano e si capovolgono.

reel

Siamo tornati da dove siamo partiti e non posso dire finalmente. Se fosse per me rifarei tutto da capo e farei tornare indietro il tempo. Dublino ci accoglie ancora con il sole. Dobbiamo prepararci in fretta. Questa sera chiuderemo in bellezza con uno spettacolo folcloristico tipicamente irlandese e con ballerini di reel, la danza che amo in maniera vergognosa.

L’idea di lasciare questa terra mi fa già percepire il mal d’Irlanda e la felicità di questi giorni si sta trasformando in nostalgia prima del tempo. Il mal d’Irlanda esiste sul serio e io ne soffro da sempre.

Ancora una volta Max ha scelto un locale fantastico e, per salutarci, ci fa assistere a uno spettacolo privato dove rimaniamo incantati a guardare  i ballerini  che muovono le gambe a una velocità impressionante.
I reel sono danze allegre che fanno bene al cuore e… ne ballo uno anche io.

In realtà sarebbe meglio dire che mi hanno trascinata in pista e che, dopo uno shot di whiskey e un paio di giri di danza, avrei bisogno di una bombola di ossigeno, ma l’importante è partecipare e andare incontro liberamente alla vita e alla leggerezza.

Di questo viaggio mi rimarrà il mal d’Irlanda, la gioia di aver capito che io appartengo davvero a questa terra e la convinzione che, un tempo, ne sono stata parte integrante.

Anche tu hai fatto un tour dell’Irlanda e
vuoi suggerire qualche posto? Raccontalo nei commenti.

scrivi a protagonista donna

Ogni storia può essere un esempio, se raccontata e condivisa.
Protagonista Donna

©Riproduzione riservata Protagonista Donna

Lorena Marcelli

4 thoughts on “Il mal d’Irlanda. Innamorarsi di lei è facile

  1. …ho letto questo meraviglioso racconto e mi sembra di esser stato lì con te…sono le 4 di lunedi mattina 23 Marzo e andrò al lavoro con un senso piu’ acceso di libertà,non so il perche’.
    Brava e complimenti per il lavoro dettagliato con foto pertinenti.

    1. Grazie Peter del tuo commento così entusiasta del nostro lavoro. Siamo felici di sapere che il nostro pubblico è anche maschile!
      Soprattutto, in questo momento delicato, siamo fiere di averti regalato un momento di libertà e di sogno.
      Speriamo che continuerai a leggerci con piacere e, nella sezione Viaggi, trovi tanti spunti per future fughe.
      Buona lettura.

  2. Non avendola vista mi pare di capire che il “vago e indefinito” leopardiano possano rappresentare bene la sensazione che si prova lì.

    1. Caro Davide,
      che bello sapere che anche i lettori ci seguono!
      Hai descritto in modo assolutamente poetico la meta del nostro diario di viaggio.

      Speriamo continuerai a seguirci con interesse per scoprire nuove destinazioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *