Bellezza e benessere

Combattere la malattia

Combattere la malattia si può!

Può sembrare una storia triste, ma non lo è. Il sorriso è la più grande terapia.

Giulia è un’ottimista, una ragazza che ha sconfitto un mostro e vuole essere un esempio per tutte le donne.

Giulia qual è la tua storia?

Ve la racconto subito. Può sembrare una storia triste, ma non lo è. O almeno non totalmente.

Avevo diciannove anni e avevo da poco superato la prova della maturità, fra mille dubbi e progetti iniziavo la mia nuova vita da “adulta”. Poi, un giorno, ho cominciato a sentirmi stanca.

Sono sempre stata una persona attiva, una che non si fermava mai, neanche per un’influenza.

Invece, in quel periodo, avevo poca voglia di svegliarmi, di fare qualunque cosa e allora ho detto a mia madre che forse sarei dovuta andare dalla dottoressa… avevo capito che c’era qualcosa di strano in me.

Ho fatto gli esami del sangue e il 20 marzo 2012 sono stata ricoverata in Ematologia Adulti. Non sapevo neanche cosa fosse l’Ematologia!

Mi sono ritrovata chiusa in una stanza e le persone che entravano dovevano indossare camici e mascherine… Perché??? L’ho scoperto solo in seguito: per non danneggiarmi, avevo le difese immunitarie a terra e poco sangue in circolo.

Il 21 marzo, infatti, è arrivata la diagnosi, come un mattone nello stomaco: leucemia linfoblastica acuta.

combattere la malattia si può

Non so come spiegarlo perché dentro me si è rotto qualcosa in quel momento, anche se non conoscevo la malattia sapevo che sarebbe stato un percorso a ostacoli, ma non mi sono arresa.

Eravamo io e un’ematologa. Io e lei. Ho fatto tutte le domande che mi saltavano per la mente, ho chiesto quale sarebbe stato il mio percorso e cosa mi sarei dovuta aspettare. Le risposte sono state devastanti.
Otto mesi di chemio pesante e poi, forse, il trapianto.

Ho domandato se ci fosse una psicologa a cui chiedere supporto e, per fortuna, c’era. Antonella è stata di grande aiuto da subito, grazie a lei ho saputo affrontare demoni più grandi di me.

Non è stato facile comunicarlo a parenti e amici, l’ho fatto con serenità però, perché a diciannove anni non potevo pensare che non ce l’avrei fatta!

Mi hanno guardato spaventati, hanno pianto…loro non io. Pensavano che non avessi capito bene, anche la mia ematologa era spaesata dalla mia tenacia. Avevo, invece, compreso tutto perfettamente.

Ho combattuto per otto lunghissimi mesi, fatti di pianti e di trasfusioni, di visite in ospedale tutti i giorni, ma anche di risate…di capelli che cadevano e di bandane colorate, di visite brevi di amici e parenti.

donna malattia

Ho scoperto che il sorriso è la più grande terapia, l’ho capito anche grazie agli amici che, nonostante la difficoltà di accettare la situazione, non mi hanno permesso di abbattermi.

Hanno “tipizzato” i miei due fratelli, cercando un donatore per l’eventuale trapianto e, fortuna nella sfortuna, siamo tutti e tre compatibili. Miracolo? Forse!

Dopo gli otto cicli che si sono alternati tra degenze lunghe e day hospital ho proseguito con due anni di terapie di mantenimento, sempre terapie chemioterapiche, ma più blande, e ho ripreso in mano la mia vita.

A piccoli passi, con tanta paura e molta ansia. Ho ricominciato a studiare, a tornare in palestra dai bimbi del minibasket che mi aspettavano, ho ricominciato a uscire con gli amici, insomma ho ripreso a essere una persona normale.

Ora ho venticinque anni, ho un lavoro, continuo a studiare, ho un fidanzato e posso vedere la mia famiglia senza problemi, prendo i mezzi pubblici senza paura, faccio il bagno al mare e posso mangiare ciò che voglio.

Cosa ti ha insegnato la leucemia?

Forse è banale, ma la malattia mi ha insegnato a non arrendermi, a non mollare al primo colpo solo perché l’ostacolo che ho davanti è più grande di me. La malattia mi ha insegnato il vero valore delle cose, che bisogna godere di ogni singolo momento che si vive. 

Ora mi emoziono se vedo un bel tramonto, prima non mi interessava. Più di tutto mi ha permesso di conoscermi, stando da sola per la maggior parte del tempo ho scoperto tanti lati di me stessa che non conoscevo.

Sono arrivata anche a non sopportarmi, è vero, ma ho capito che la prima persona su cui devo sempre contare è proprio Giulia!

amici e parenti

La malattia ha unito la mia famiglia: tutta; mi ha fatto riconoscere le persone vere da quelle false, le persone che poi mi sono state vicine per tutto il tempo e oltre.

Mi ha insegnato, poi, che sono stata fortunata, perché non ho avuto grandi conseguenze, né ho dovuto affrontare un trapianto.  Altre persone non hanno avuto la mia stessa fortuna.

Molti hanno bisogno di essere salvati. Come? Con una donazione di midollo osseo e bisogna diffondere queste informazioni! C’è ancora troppo silenzio e molto da sapere su questa malattia, io stessa non la conoscevo e avrei dovuto essere più informata.

Cosa si può fare con la tua malattia?

Quando si è ricoverati si può sorridere!
Perché per il resto ci si annoia parecchio, puoi chiacchierare con la compagna di stanza, aspettare il medico, leggere e attendere i parenti.

Fuori dall’ospedale tutto è più semplice. In ospedale nell’ora di vista potevo vedere solo due persone per volta con camici, mascherine e spesso guanti. Chi aveva un accenno di raffreddore doveva rimanere a casa.

In compenso ho visto tantissimi film e serie tv, migliorando il mio inglese e i libri sono stati buoni compagni di viaggio.

donna protagonista

Non potevo mangiare cibi crudi, una semplice insalata, anche se lavata bene, poteva essere dannosa per me.  Non si possono frequentare luoghi affollati come centri commerciali o cinema, a meno che non si indossi una mascherina protettiva, che però è scomoda e imbarazzante.

All’inizio non potevo abbracciare i miei amici, accarezzare il mio cane, stare con i bambini: mia mamma disinfettava qualunque cosa prima che la toccassi. Quando qualcuno mi veniva a trovare si portava un cambio e indossava i copri scarpe.

Ribadisco, però, combattere la malattia si può. Fortunatamente ci sono delle cure: ci si può sottoporre alla chemioterapia, anche se è lunga, massacrante fisicamente ed emotivamente. I dottori sono fondamentali e anche i donatori.

Qual è il messaggio per le donne con il tuo problema?

So che è difficile. Affrontare qualunque malattia lo è, porta a deprimersi e a chiedersi “Perché proprio a me?”. Non c’è una risposta e non bisogna credere a quelli che dicono “è capitato a te perché succede solo a chi sa sopportare e ha le spalle larghe”.

No! Succede perché doveva succedere.

Bisogna rimboccarsi le maniche, arrivare alla linea di partenza e ripetersi “Ce la posso fare” perché si può davvero combattere e vincere.

Ho conosciuto tante ragazze, tante donne che ce l’hanno fatta e sì, altre non sono più tra noi. Ma so con certezza che non hanno smesso di combattere  per le loro famiglie, per i loro figli, per loro stesse.

leucemia protagonista

So che negli ultimi tempi si sentono un sacco di notizie pessime riguardo la chemioterapia, che fa male, guarisce una cosa e ne provoca un’altra, ma quante persone sono vive grazie a questa terapia?

Io ne sono un’esempio.
Le percentuali di guarigione negli ultimi anni sono aumentate perché la ricerca non smette di stupirci quindi stringete i denti, tenete duro e urlate, piangete e sfogatevi quanto volete ma poi basta: iniziate il percorso stringendo la mano ai vostri cari e arrivate al traguardo.

Fa paura, è spaventoso e frustrante. Però credete in voi stesse perché combattere la malattia si può.

Giulia perché sei una donna protagonista?

Questa è una domanda difficile. Non mi sento protagonista di altro se non della mia storia. Sono orgogliosa di come ho affrontato il “problema”, nonostante i brutti pensieri che ogni tanto annebbiano la mente.

Come me altre donne ne sono uscite vincitrici e sono qui a parlarvi della mia storia per condividere un’emozione , una gioia, perché oggi si tende a oscurare la bellezza della vita in favore dei disastri, soprattutto in televisione e in molti social.

ospedale

Per questo ho scelto Protagonista Donna, perché dà spazio a tutte noi e ci permette di aiutarci a vicenda, ed è proprio questo che serve: l’aiuto reciproco.

Quindi per rispondere alla domanda mi sento una donna protagonista perché so di poter aiutare qualcuno.

donna-protagonista

Grazie a Giulia per il coraggio e la generosità con i quali si è raccontata e, soprattutto, per averci onorate della sua storia. Combattere la malattia si può!

Se vuoi dire la tua o stai vivendo un momento simile oppure se vuoi mandare un messaggio a Giulia puoi farlo scrivendo nei commenti!

Ogni storia può essere un esempio, se raccontata e condivisa.
Protagonista Donna

©Riproduzione riservata Protagonista Donna

4 thoughts on “Combattere la malattia

  1. Condivido pienamente il messaggio che avete voluto trasmettere con questo articolo. Anche io nel 2012 all’età di 13 anni ho dovuto affrontare le terapie per la cura di un pineoblastoma, tumore della ghiandola pineale. Ora vivo questa esperienza in modo positivo, perché mi ha aiutato a crescere e a conoscere degli argomenti che altrimenti non avrei mai potuto conoscere così approfonditamente. Mi ha portato oggi a voler diventare un medico e a conoscere persone importantissime nella mia vita.

    1. Greta anche tu hai affrontato una grande prova che la vita ti ha dato. Bellissima la tua storia, la scelta della tua professione poi è davvero meravigliosa, così potrai aiutare tante persone. Brava davvero. Anche tu donna protagonista!

  2. Ho letto tutto di un fiato Giulia, ho ricordato tanti momenti, tutti importanti per la tua guarigione! Eh si, il tuo sorriso e’ stato il più importante di tutti!!! .

    1. Antonella hai ragione. Giulia ha dato una testimonianza che faceva trasparire il suo sorriso dalle righe della sua storia. Un grande affetto il vostro.
      Grazie di aver lasciato il tuo commento e torna a trovarci quando vuoi.

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